«Mio figlio Luigi lasciato senza assistenza, non ho più un lavoro e combatto sola la sua malattia»
«Ho lottato per non far richiudere mio figlio in una struttura psichiatrica permanente, ma ora sono senza lavoro e Luigi non ha alcun tipo di assistenza. Abbiamo avuto solo porte in faccia. Ora passa giorno e notte in strada. È un pericolo per sé e per gli altri». A parlare è Antonella Lambiase, 39 anni e una vita già segnata dal dolore, ma soprattutto dalla delusione e dallo sconforto di non poter aiutare il proprio figlio quattordicenne. «Ogni giorno che passa Luigi peggiora sempre di più, ma purtroppo siamo soli».
Tutto inizia dieci anni fa
Luigi ha quattro anni e gli viene diagnostica l’Adhd. «Da mamma mi ero accorta che c’era qualcosa di diverso nel mio bambino. All’Asl gli hanno diagnosticato l’Adhd. È una sindrome del neurosviluppo, caratterizzata da iperattività, difficoltà nel mantenere l’attenzione e nell’apprendimento e per Luigi anche comportamenti provocatori associato a disturbi della condotta. E infatti a scuola a San Giuseppe al Pozzo ha avuto i primi problemi di inserimento.
Il trasferimento a Genova
Anche per questo abbiamo deciso di trasferirci a Genova dove avevo trovato un ottimo lavoro a tempo indeterminato come infermiera». A poco a poco però Antonella e la sua famiglia finiscono nel baratro. «Io e mio marito abbiamo divorziato. A Genova non solo mi hanno tolto l’affido di mio figlio, ma gli assistenti sociali hanno deciso di chiuderlo in una struttura psichiatrica permanente. Mio figlio a 12 anni era sottoposto a forti sedativi che lo avevano ridotto a un vegetale. Ho così lottato e con l’aiuto dell’avvocato Gianfranco Torre e sono riuscita a ottenere di nuovo l’affido».
(IlMattino)