Marco Vanninila sentenza della CassazioneCi sarà un appello bis per l'omicidio di Marco Vannini, il giovane ucciso da un colpo di pistola a maggio 2015 mentre era a casa della fidanzata a Ladispoli, sul litorale romano. Lo ha deciso la Cassazione disponendo un nuovo processo d'appello per tutta la famiglia di Antonio Ciontoli, principale imputato dell'omicidio. Un applauso ha accolto la lettura del verdetto. L'aula era talmente piena che tanta gente era rimasta fuori, nell'androne, e appena saputo l'esito ha iniziato ad applaudire. Intanto in aula la mamma di Marco Vannini, Marina Conte, per l'emozione è stata colta da un leggero malore: è stata soccorsa dai familiari e dalle forze dell'ordine che l'hanno portata fuori in una stanza riservata. «La giustizia ha capito che non si può morire a vent'anni», le parole della donna emozionata. «Non ci speravo - ha aggiunto - Marco ha riconquistato rispetto»​ La Prima sezione penale della Corte di cassazione ha così accolto i ricorsi del procuratore generale e delle parti civili, che avevano contestato la ricostruzione del fatto in termini di omicidio colposo, anziché doloso. La sentenza della Corte di assise di appello di Roma sulla morte di Vannini è stata annullata ed è stato disposto il rinvio per un nuovo giudizio nei confronti di Antonio Ciontoli, Federico Ciontoli, Martina Ciontoli e Maria Pezzillo ad altra sezione della stessa Corte d'assise d'appello. La Cassazione, si legge in una nota, «ha ritenuto allo stato assorbite le censure mosse alla sentenza dagli imputati Federico e Martina Ciontoli e Maria Pezzillo, mentre ha rigettato il ricorso di Antonio Ciontoli, che censurava il riconoscimento dell'aggravante della previsione dell'evento morte e l'eccessività della pena irrogata». LE REAZIONI  «Non ci speravo più. Non ci posso ancora credere, sono troppo felice. Marco ha riconquistato il rispetto e la giustizia ha capito che non si può morire a vent'anni». Queste le prime parole di Marina Conte, la madre di Marco Vannini dopo la lettura della sentenza. «Il ricorso è stato accolto, come speravamo. Ora vedremo quando saranno pubblicate le motivazioni». Lo ha detto l'avvocato Celestino Ignazi, legale della famiglia Vannini, uscendo dalla corte di Cassazione a piazza Cavour. Adesso «si ritorna in una situazione completamente aperta in secondo grado - ha aggiunto -, era quello che avevamo richiesto. Ci speravamo, abbiamo mosso ricorso per questo e anche la procura generale ha sposato la nostra posizione che quindi era evidentemente seria». «Quelli che vedete in alto a sinistra sono i due genitori di Marco Vannini, un giovane che non doveva morire. Si chiamano Valerio e Marina. Sono persone eccezionali. Non hanno mai mollato e hanno lottato come leoni per ottenere giustizia per Marco. Pochi minuti fa la Cassazione ha annullato la sentenza di appello che aveva giudicato la morte di Marco solo un incidente. Ci sarà un nuovo processo insomma. Sono davvero contento. #GiustiziaPerMarcoVannini». Lo scrive su Facebook l'ex deputato M5S Alessandro Di Battista, postando una foto che lo ritrae insieme ai familiari di Marco Vannini. «È una grandissima notizia, siamo felici per Marina e Valerio. È un bel segnale, significa che in Italia la giustizia ancora funziona». Lo ha detto all'Adnkronos il sindaco di Ladispoli Alessandro Grando«Era quello che chiedevamo e speravamo. Tutta la città è sempre stata al fianco di Marina e Valerio, ci siamo stretti a loro per portare all'attenzione di tutti questo caso dall'esito giudiziario vergognoso». LA MORTE DI MARCO VANNINI La morte del 20enne è avvenuta a Ladispoli il 18 maggio 2015, nella casa della famiglia Ciontoli. Il giovane era fidanzato con la figlia di Antonio Ciontoli e fu raggiunto da un colpo di pistola di ordinanza di Ciontoli mentre era nel bagno della casa. I soccorsi furono allertati soltanto dopo quasi due ore in cui Marco Vannini rimase agonizzante. In primo grado ad Antonio Ciontoli fu riconosciuto l'omicidio colposo aggravato dalla colpa cosciente, in secondo grado il reato fu derubricato a omicidio volontario. LA RICHIESTA DEL PROCURATORE GENERALE «Condanne da annullare» e «processo da rifare», è la richiesta formulata dal procuratore generale Elisabetta Ceniccola nell'udienza di oggi alla corte di Cassazione in riferimento alla sentenza della corte d'Appello sull'omicidio di Marco Vannini. La sentenza che la procura generale chiede di annullare è quella che ha scontato la condanna di primo grado da 14 a 5 anni di carcere per Antonio Ciontoli, padre della fidanzata di Vannini, e che ha condannato a tre anni di reclusione la moglie e i due figli di Ciontoli. La requisitoria del procuratore generale è stata incentrata sulla convinzione della procura generale secondo la quale «tutti gli imputati per 110 minuti hanno mantenuto condotte omissive, menzognere e reticenti di fronte agli operatori sanitari» dal momento che era chiaro a tutti loro che il colpo di pistola avrebbe portato Marco Vannini alla morte. Per il Pg Antonio Ciontoli avrebbe agito, con l'adesione di tutti gli altri, in questo modo per evitare conseguenze dannose per lui dal punto di vista professionale. «Una vicenda inumana», l'ha definita il Pg.
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