«Ti prego, non portarmi via il letto, voglio morire nel mio letto».

Ma perché vogliono farmi questo? Mi sembra di essere un sacchetto di spazzatura da gettare via». Queste le parole che la signora Costanza, 85enne di Ceglie Messapica, ha ripetuto per giorni alla pronipote Piera C.M. sino al pomeriggio di oggi, quando le assistenti sociali del Comune l'hanno raggiunta per convincerla a lasciare l’appartamento, in cui ha abitato per 60 anni, prima dello sfratto in programma nella giornata di domani. E così in serata l’anziana si è trasferita momentaneamente nella casa messa a disposizione da un parroco del posto. Una storia che, come altre, emerge in tutto il suo dolore nelle ore in cui i primi inquilini delle case popolari di piazza della Repubblica e via Guanella (sequestrate giorni fa a Ceglie Messapica su disposizione dell’autorità giudiziaria competente, perché risulterebbero occupate abusivamente) sono chiamati, nonostante peraltro i ricorsi pendenti dinanzi al Tribunale del Riesame, a sgomberare le abitazioni. Tra le 26 famiglie raggiunte dai provvedimenti di sequestro e sfratto ci sono anziani, donne e uomini in difficoltà, che abitano da decenni negli stabili costruiti in zona intorno agli anni Sessanta del secolo scorso e non si rassegnano a rinunciare a quello che, affermano e sostengono, è un loro diritto, dimostrato da appositi documenti. Documentazione (vale a dire il certificato rilasciato nel 1997 dal Comune con cui si attesterebbe che il padre è assegnatario dell’immobile) che nella circostanza l'anziana non riesce però a trovare. Ma neppure al Comune c'è traccia di quei documenti, anche perchè, potrebbero essere stati distrutti da un incendio che anni fa distrusse gli archivi. (Leggo)
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