Il racconto dell'avvocato napoletano contagiato

"Sono preoccupatissimo, davvero. Ma non per me. Sto bene, oggi non ho febbre. No, sono spaventato per la mia città e per la nostra regione. Mi sono reso conto in prima persona che non siamo assolutamente in grado di affrontare alcuna emergenza. Se oggi ci fosse un'epidemia di colera, non so come andrebbe a finire".

È una storia "kafkiana"

Quella raccontata dall'avvocato napoletano di 50 anni, risultato positivo all'esame del Coronavirus al rientro da Milano, dove era andato per ragioni di lavoro. Da mercoledì è in quarantena insieme alla moglie. "In realtà l'esito del test l'ho appreso dai giornali, non ho ricevuto alcuna comunicazione", dice. Pone un'unica condizione, rispettare la sua privacy con l'anonimato. E accusa: "Da cittadino, non da avvocato, mi sono scontrato con una profonda inefficienza. Mi sono sottoposto spontaneamente al tampone, ma tra mille difficoltà. Vorrei che il governatore De Luca mi chiamasse, così potrei spiegarlo a lui direttamente. Devono capire che la macchina non funziona". (LaRepubblica)
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