Et negro semen seminaba corrisponde all’ultima frase dell’indovinello veronese scritto intorno al IX secolo dopo Cristo. Non è in latino ma in una lingua volgare che si avvicina molto al nostro italiano. Tra queste quattro parole spicca negro, termine al centro di un fresco dibattito televisivo, pronunciato da Fausto Leali nel reality show Grande Fratello Vip. La vicenda sa di storia vecchia, è già capitato in passato in altri contesti pubblici o con altri protagonisti. La polemica che ne segue cade puntualmente nel dimenticatoio e si provoca un reset nella coscienza dello spettatore. Questo contribuisce a far apparire ogni volta il tutto come un evento sbalorditivo.

Il rispetto per il prossimo utilizzato come accusa dai giustificazionisti

Immediatamente si attivano i giustificazionisti che tentano di abbassare i toni fornendo varie scuse tra le quali spicca la lingua italiana antica. I più coraggiosi poi sostengono che in realtà non è poi così sbagliato usare il termine negro perché le razze esistono eccome e chi nega tale concetto è un fan del politicamente corretto. Il politicamente corretto è l’atteggiamento di rispetto verso la fede religiosa, l’etnia e l’orientamento sessuale altrui. Viene considerato sempre più spesso negativamente – come se rispettare il prossimo sia un atteggiamento da disprezzare – bisognerebbe fare un brevissimo ripasso di contestualizzazione. Contestualizzare è un meccanismo che ci distingue dalle pietre e ci dona quella percezione del mondo circostante che contraddistingue gli esseri senzienti.

Evoluzione del linguaggio.

Dovremmo riuscire a contestualizzare il fatto che il nostro ricchissimo vocabolario, del quale spesso ci vantiamo, prevede l’utilizzo della parola negro in senso dispregiativo. Mentre nero o meglio subsahariano indica una persona proveniente dall’Africa. Dobbiamo renderci anche conto che nel passato veniva utilizzata tranquillamente proprio come nell’indovinello veronese o da Francesco Petrarca o nella canzone I Watussi di Edoardo Vianello del 1963. Eppure tra il IX secolo, il Trecento, gli anni ‘60 e il 2020 è passata giusto un po’ d’acqua sotto i ponti e nel frattempo il senso delle parole ha modificato il loro significato essendo l’italiano una lingua in costante evoluzione.

Negro sotto accusa.

Il concetto di razza poi è nato in un periodo storico in cui andava di moda classificare il mondo e tutto ciò che lo abitava uomini compresi. Il Settecento. Ma così come la ricerca tecnologica ha compiuto progressi e al posto delle lampade a petrolio utilizziamo l’elettricità, anche la ricerca etnologica ha seguito un percorso evolutivo. Non ci sono molte scappatoie. Negro è un termine offensivo che riporta alla mente ricordi molto tristi dell’umanità, come la tratta degli schiavi, la segregazione razziale, il genocidio compiuto dall’imperialismo europeo in Africa. Cadere dalle nuvole oppure ostinarsi ad usarlo esprime non tanto la lingua italiana antica, ma schemi mentali abbondantemente superati. Leggi anche: George Floyd: “Amico, ti prego, non sparare”. Il video esclusivo prima dell';uccisione Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo
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