Francesco Coscioni nasce a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno. Sin da ragazzo suona, scrive, disegna, dipinge. Ascolta musica e si nutre di libri. Laureato in Scienze della Comunicazione. Dopo varie esperienze lavorative diventa co-fondatore ed editore della casa editrice Neo Edizioni. Guarda al mondo con curiosità ed occhio critico. Ci conosciamo da quasi un trentennio e posso certamente affermare, che la sua visione della vita, mi ha sempre affascinato. Dietro un’apparenza ruvida, c’è un tesoro che luccica. Mi verrebbe quasi di identificarlo con Tefaf, che raccoglie in sé la cultura della storia del passato. Tefaf, però, non è il passato. La sua vera forza è quella di saper cambiare al passo con i tempi, questi tempi che, soprattutto nel secolo nostro, sembrano fuggire via così veloci. Così mi appare Francesco quando si immerge nella lettura e sceglie i libri da pubblicare.

Francesco Coscioni bentrovato. Non ho resistito alla voglia di fare due chiacchiere. Siamo cresciuti con l’idea che nei libri si depositasse il sapere. I libri erano il mondo in cui ognuno poteva immergersi, per viaggiare con la mente. Improvvisamente tutto cambia. Secondo te perché?

<< Mi verrebbe da dirti “perché tutto cambia” nella vita. Se ci pensi il libro è apparso 500 anni fa, se vogliamo dargli un senso moderno, per come oggi ne intendiamo la diffusione e la fruizione, è un  oggetto che ha poco più di un secolo, e come oggetto di largo consumo, ancor meno. Diciamo che il “largo consumo” adesso diventa sempre meno ampio. Che sia entrato in una fase di discendenza? Probabile. Se lo paragoni ai supporti legati alla musica, direi che il libro tiene ancora botta. E comunque resta uno strumento, un supporto che raccoglie e veicola storie, e un modo di raccontarle. Il passaggio di un romanzo da libro a ebook, è relativo. Non avrai più la pagina e quello che si porta dietro, ma la costruzione di senso che quel dato romanzo ha, resta invariato. Il cambiamento è nel modo di leggere e nel tipo di letture. Mi spiego: a leggere si legge, ma si legge sempre meno qualcosa che sia strutturato, complesso, che abbia un inizio chiaro (il frontespizio) e una fine (l'ultima pagina); una storia o un discorso che sia organizzato secondo delle regole narrative. La lettura di adesso è non è più immersiva. La lettura oggi tende ad essere frammentata, piccole apnee, molto diverse le une dalle altre, non solo per tematiche, ma anche per la diversità di Voci. Oggi i più grandi concorrenti della lettura per come la intendiamo qui, sono i social network, i gruppi whatsapp. Prima a letto aprivamo un libro, ora apriamo Facebook o Instagram. E questo solo per restare nella sfera degli adulti >>.

Francesco da dove l’idea di fondare la “Neo edizioni”, come Casa Editrice, con Angelo Biasella?

<< Passione per i libri e le storie, l'idea di renderlo un lavoro, un pizzico di presunzione. Ci ha spinto quel senso di pienezza che provi da lettore quando leggi un libro che ti piace molto, avevamo voglia di essere i primi a provarlo e di essere noi i tramiti per farlo provare ad altri lettori. Quindi non solo bravi autori e belle storie, ma anche un tipo di cura particolare – come la intendiamo noi - attorno al libro che hai deciso di pubblicare. La presunzione che quel libro e che quell'autore serbano un piccolo tesoro per un possibile lettore >>.

Ascoltiamo sempre pareri controversi sull’editoria. Si dice spesso che sia un settore in crisi. Vivendolo in prima persona, credi sia così? Pensi che vi siate assunti un rischio non indifferente?

<< L'editoria, per quanto ne sappiamo, è entrata in crisi dagli anni '90. E la crisi è dovuta a molti aspetti, primo fra tutti, un interesse sempre minore verso il libro e al tipo di lettura di cui parlavamo. Una casa editrice è un'attività imprenditoriale a tutti gli effetti, per una casa editrice non a pagamento, come siamo noi, l'unico sostentamento arriva dalle vendite dei “prodotti” libri. Se il numero di acquirenti e di acquisti in generale diminuisce, tutto diventa più difficile. Diciamo che ci siamo assunti il rischio proprio di qualunque attività imprenditoriale, in un mercato oligopolistico e con grandi concentrazioni verticali lungo tutta la filiera - produttore-distributore-punto vendita – la cui forbice stiamo cercando di allargare, o comunque di frenarne la contrazione >>.

Quali le tue esperienze precedenti all’editoria, Francesco, o nello stesso ambito?

<< In generale mi è ha sempre affascinato la figura dello scopritore, del talent-scout. Appena leggevo un libro bello o ascoltavo un disco nuovo, la prima cosa che facevo era consigliarlo, prestarlo, regalarlo. Le esperienze che ho fatto in case editrici della mia zona di origine, seguivano questa linea. Chiedevo loro di farmi leggere e di valutare progetti, di avere la possibilità di lavorarci su per migliorarli. Poi mi sono sempre mosso in ambienti collaterali: cinema, musica, pubblicità. Diciamo che mi piacciono le storie, i viaggi che ti permettono di fare, le dimensioni che ti permettono di scoprire, qualunque forma abbiano, purché abbiano un senso >>.

E’ anche questo un mondo competitivo e di squali?

<< No, ti direi di no. Non so se perché abbiamo sempre incontrato e siamo circondati da persone leali, o perché è un mondo dove ci arrivi per passione non certo con l'idea di arricchirti. L'obiettivo è arrivare a tirarci fuori uno stipendio discreto, il resto ha un valore di diverso tipo, un altro tipo di ricchezza, legato al confronto con gli autori, con i lettori, con i librai, con i colleghi in genere, e chiaramente con quello che hai deciso di fare, e di farlo in un determinato modo >>.

Ci sono difficoltà a competere con grandi Case Editrici o alla fine contano i libri pubblicati?

<< La difficoltà è molto grande. I libri pubblicati, la loro qualità conta fino a un certo punto. Come ti dicevo buona parte del mercato editoriale è in mano a poche e grandi case editrici. C'è tutto un meccanismo difficile da spiegare in questo spazio. Sta di fatto che la qualità non è l'unica variabile per il successo di un libro, in molti casi è forse una delle meno importanti. Io credo che la crisi dei lettori sia anche dovuto a questo: nell'inseguire il gusto medio di un lettore tipo, i libri diventano tutti uguali, preparati a tavolino, succede che poi un lettore se prima leggeva 8 romanzi belli su 10, ora magari ne legge 3 su 10, intanto ha speso soldi e ha investito tempo, e forse un po' più deluso, e così la prossima volta piuttosto che aprire un libro (che gli dà sempre meno piacere), si vede una serie TV. Noi non conosciamo il gusto medio, né inseguiamo un lettore tipo, abbiamo il nostro gusto e magari andiamo incontro a un lettore che apprezza il lavoro che facciamo e che proponiamo, stop. Il nostro è un lavoro più vicino all'artigianato che non alla produzione in serie. Scommettiamo senza avere indici di trend o altre cose. Se una storia ci piace ed ha una bella scrittura, ci lanciamo >>.
Francesco Coscioni

Francesco, perché si dovrebbero scrivere ancora libri?

<< Scrivere e leggere sono due facce della stessa medaglia. Entrambi sono modi di riorganizzare l'esperienza, di dare un senso. La scrittura di un libro è prima di tutto un'esperienza personale di costruzione di senso, un'esperienza che poi viene condivisa e che permette al lettore di farla propria, ridando un ulteriore senso molto personale. Il libro è la possibilità di un contatto generatore di senso e significato, ed oggi più che mai secondo noi ce n'è bisogno >>.

Sarei curiosa di sapere quali criteri adottiate nella scelta di un libro. Si seguono tendenze o si punta su astri nascenti?

<< Abbiamo cominciato puntando su nastri nascenti, la sindrome dello scopritore di cui parlavamo. Poi capita che astri nascenti non siano più tali e che si affermino, il più delle volte continuando insieme a noi. Al di là di questo, i criteri sono: una buona storia, non necessariamente originale o particolarmente intricata, in fondo non si inventa niente, ma la novità c'è nel modo in cui la si racconta questa storia, con quale sguardo, quali aspetti far venire fuori e quale invece tralasciare. Tutto questo ha a che fare con la sensibilità, il talento, e tutto questo è sempre legata all'unicità dello scrittore >>.

Se io, dove io sta per un nessuno qualunque, volessi proporvi un testo, cosa potrei fare per attirare la vostra attenzione e cosa dovrei assolutamente evitare?

<< Non ci piacciono le storie ombelicali, quelle personali che però non hanno in sé una distanza verso ciò che si racconta. Non ci piace la sciattezza, sia nella costruzione della storia che nella scrittura. Ci piace la grande consapevolezza da parte dell'autore verso tutti gli elementi narrativi necessari per scrivere una buona storia e con una buona scrittura, il controllo verso l'intenzione che ha >>.

Considerando che lo sguardo degli adolescenti sia rivolto sempre più altrove. Come invoglieresti ad un ritorno alla lettura?

<< L'unico vero modo è leggere in casa, avere libri, portarseli dietro, noi adulti farci vedere che leggiamo, che quello è un oggetto presente, quotidiano, familiare. Magari capire l'interesse di un adolescente e cercare il libro che potrebbe fare al caso suo. Essere prima di tutto noi dei grandi lettori. L'adolescenza è una grande categoria, come il lettore medio: esistono singoli adolescenti, e se si riuscisse a riportare i libri nelle case come oggetti familiari e quotidiani, a quel punto riesce facile consigliarne uno >>.

L’editoria come considera gli e-book?

<< Direi bene, un altro formato parallelo e non concorrente del libro. Adoro i libri cartacei, ma se realizzasse la paventata rivoluzione degli ebook, non mi dispiacerebbe: sarebbero supporti a schermo con cui magari le nuove generazioni hanno più dimestichezza di quanta ne può avere uno della mia età, e che portano storie strutturate e organizzate >>.

Ti sei mai pentito di una scelta editoriale? Su una pubblicazione fatta o di una mancata, intendo

<< Sì, mi è capitato, certo, come in tutte le cose della vita >>.

L’esperienza più avvincente del tuo viaggio, Francesco?

<< Gli inizi, la finale al primo grande premio nazionale, il Premio Strega, tra l'altro avvenuto in un momento di grande fatica e stanchezza, i tour insieme con gli autori >>.

Hai progetti futuri in cantiere? O sogni nel cassetto da volere ancora realizzare?

<< Il progetto è di far crescere la Neo Edizioni, abbiamo un'idea in mente e non ci siamo ancora arrivati, riuscire a far conoscere i nostri libri a quelli che noi chiamiamo lettori pionieri, che amano il gusto della scoperta. Sogni nel cassetto... poter riprendere con la scrittura personale, riuscire ad avere il tempo per ricominciare a dedicarmici>>.

Francesco ti ringrazio. Per me è sempre un piacere, anche a distanza di anni. Sono certa lo sarà anche per chi, prima di ora, non ti avesse conosciuto.

<< Piacere mio cara Barbara, e grazie per questa bella intervista >>.   Se seguo la linea del tempo, è un tempo lontano. Il ricordo no. Il tempo s'accartoccia su se stesso e torno a "ieri". A notte fonda, distesi su una banchina nascosta, aspettavamo il sorgere del sole. Sei adolescenti parlavano del loro futuro, all'ombra delle stelle. Cadenti le stelle, decollavano i sogni. Leggi anche: Gatto Panceri, 30 anni di parole e musica “colta” a casa: “Sanremo? Solo interessi e forze politiche” Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo
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