La cultura è uno dei settori che più di tutti sta soffrendo a causa delle chiusure di cinema e teatri. Un'intera categoria è al collasso; il settore economico è in piena crisi, si spera, non irreversibile. Il prossimo 5 marzo scadrà l'attuale Dpcm e il nuovo esecutivo è ora chiamato a pronunciarsi sugli attuali divieti, riconfermandoli o prospettando parziali riaperture. Lo scenario è molto incerto, difficile fare previsioni. Ne abbiamo parlato con Gianfranco Gallo, noto attore e regista partenopeo di cinema e teatro. Lo abbiamo visto in tv, cinema e teatro, ma Gianfranco Gallo nasce però soprattutto come attore e autore di teatro ed è di quest'ultimo che abbiamo discusso.

L'intervista a Gianfranco Gallo

Ciao Gianfranco, innanzitutto come stai? "Per quello che si può, visto il periodo, sto bene, grazie." Andiamo subito al punto: che giudizio dai della gestione della pandemia attuata dal precedente Governo,  rispetto ai luoghi della cultura? "Te lo dico senza mezzi termini: hanno distrutto un settore, ridotto alla fame migliaia di lavoratori dello spettacolo, a cui sono andate solo briciole. Non si può pensare di "ristorare" una categoria dando soldi a pioggia ai grandi teatri, senza che questi fondi arrivino a dare reale sollievo agli attori. In questa situazione, chi veramente sta pagando un prezzo altissimo sono i più fragili del sistema spettacolo, e cioè gli attori. Nessuno si è preoccupato di garantire che gli aiuti elargiti ai teatri servissero a far ripartire le produzioni e quindi il lavoro concreto di chi è sul palco." Ristori insufficienti, interventi poco organici, insomma un fallimento da parte della politica. Intanto ho letto sul web alcune tue dichiarazioni critiche sulla stessa categoria degli attori. "C'è troppa divisione all'interno della fascia. Non è facile portare avanti battaglie condivise, gli interessi sono diversi e non si può pensare che un attore pagato migliaia di euro possa avere interesse ad affiancarsi nelle rivendicazioni a chi vive di paga sindacale. In questo modo non si va da nessuna parte, sono scoraggiato." Secondo te cinema e teatri non andavano chiusi? "Lo Stato ha chiesto agli operatori di organizzare gli spettacoli in sicurezza e tutti si sono attenuti alle regole. In ogni sala cinematografica e teatrale sono stati garantiti distanziamento e rispetto di tutte le norme, ma questo non è bastato. Allora abbiamo chiuso tutto e dato un colpo tremendo a quello che nessuno ritiene di vitale importanza: la cultura. Non ci si rende conto che stiamo ammazzando la categoria degli artisti, il cuore nevralgico della costruzione civile di un paese, quelli che Conte aveva definito coloro "Che tanto ci fanno divertire". Ecco, questo è il dramma. Che importanza vogliamo riconoscere al teatro e alla cultura in genere?" Quello che più mi amareggia è l'incoerenza delle misure prese, il pressapochismo e la mancanza di un reale controllo sul territorio. Mentre alle sale è stato chiesto di osservare le regole, abbiamo visto e vediamo tuttora nelle strade decine e decine di persone assembrate ovunque. Lo scandalo è: teatri chiusi e strade affollate." Alcuni tuoi noti colleghi hanno rivolto un appello accorato al nuovo premier, Mario Draghi, perché chiami un team di esperti a valutare nel dettaglio la possibilità di una riapertura a marzo. Tu cosa ne pensi, hai voglia di unirti al loro appello? "Mi sembra insufficiente chiedere la riapertura delle sale. Anzi inutile: apriamo, e per chi? La gente ha paura di venire a teatro, al cinema. Si è creata una pericolosa disabitudine, ora il teatro si vede in streaming, il cinema lo si fa per le piattaforme. E per molti va bene così, sono tutti contenti. Intanto il livello culturale del paese crolla vertiginosamente. No, non chiedo la riapertura. Di più: voglio che si riapra solo se in sicurezza. Perché si è pensato di vaccinare tante categorie ritenute essenziali e quelle dei lavoratori dello spettacolo no?" La cultura cibo della mente... "Esatto. Se non restituiamo importanza fondamentale al teatro e al suo ruolo educativo, il paese muore. La scuola non è l'unica istituzione educativa. La posta in gioco è non solo la tenuta economica di un intero settore. La posta in gioco è l'educazione delle prossime generazioni." Leggi anche: Ragazzi alla guida del treno: “Ue stiamo volando”. Scoppia il panico nel Napoletano Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo
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