Alice Merlo ha 27 anni e vive a Genova. E' il volto della campagna nazionale a difesa dell'aborto farmacologico. Non è una testimonial per caso, ma in carne ed ossa che ha lei stessa interrotto una gravidanza con la Ru486. La sua è una testimonianza vera e propria, portata avanti grazie all'Uaar, l'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti. L'associazione è infatti promotrice della campagna che ha portato questa giovane attivista femminista e la sua storia sui muri di gran parte dell'Italia.

I social Network contro Alice

“Sui social network mi danno ogni singolo giorno della fallita, dell’assassina, della puttana, c’è chi mi compatisce e chi mi scrive che sta pregando per la mia infelicità. Io però non potrei essere più serena e felice di così, ho fatto del mio personale uno strumento di lotta per i diritti di tutti e per primo per quello più importante, il diritto alla felicità”, dice la 26enne. La Campagna Alice l'ha scelta perché l'è stato chiesto di fare informazione sul funzionamento e sulla sicurezza della pillola. Era necessario però metterci la faccia e l'esperienza. Non doveva essere una pubblicità progresso, doveva essere la testimonianza di una vita, di una vita vera. "Ho avuto una gravidanza indesiderata lo scorso Settembre, me ne sono accorta quasi subito, ho fatto le visite del caso entro la quarta settimana. In tempo per poter ricorrere all'aborto farmacologico" dice la testimonial.

Come si è passati ad una battaglia pubblica

"Le mia esperienza può far crescere il dibattito sui diritti, eccomi qui, pronta a farlo diventare pubblico. E poi ho potuto farlo in una posizione di privilegio, il mio aborto non è stato mai un segreto, ho potuto scegliere con il sostegno di un’ampia, sicura base di supporto, fatta di datori di lavoro, amici, famiglia e storia di famiglia" ammette Alice. Il movimento femminista internazionale è un movimento inclusivo, ma allo stesso tempo si tratta di una politica sempre più chiusa e ipocrita. Nel caso specifico dell'aborto - ha commentato la giovane testimonial - "Si fanno passi avanti ma la sensazione è che ancora si faccia di rutto per renderlo difficile."

La battaglia di Alice per l'informazione

Alice Merlo si batte per l'informazione, un tipo di informazione che manca nel nostro paese. L'assenza di questa rende sicuramente difficile la strada verso i diritti, oltre al moralismo che diventa disinformazione. "Prendere la pillola abortiva non è come mangiare una caramella, la mia storia insegna che si può fare nella massima sicurezza. Ma proprio per questo va spiegato, da subito. Così come vanno spiegati e fatti conoscere tutti i metodi contraccettivi" "Io, per abortire con l’Ru486, mi sono rivolta al principale ospedale della mia città. Non ho avuto nessun incontro con obiettori di coscienza, ma mi sono scontrata con una lunga serie di difficoltà logistiche nel servizio" sostiene.

L'aborto è uno stigma sociale

L'impressione sembra essere quella che una scelta del genere si debba conquistare perché, stando alle parole di Alice, "Fa parte di uno stigma sociale ancora molto vivo, viviamo in una società dove l'aborto viene visto come un fallimento personale e sociale" conclude. (Fonte PescaraCity) Leggi anche: Usa, Vaccino AntiCovid. Biden: 100 milioni di dosi Johnson & Jhonson Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo Seguici sul nostro canale Youtube 41esimoparallelo
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