cronaca
Non solo Napoli, i Pronto Soccorso d’Italia in trincea: mancano 4.200 medici
Il caos dei Pronto soccorso è scoppiato in questi ultimi giorni con un fragore che sta facendo parlare di “caso emergenza” in Italia. Caos partito dall’ospedale Cardarelli di Napoli, in cui le barelle con i malati, assiepate a 30 circa centimetri l’una dall’altra, hanno fatto gridare allo scandalo per primi i parenti.
Ma non c’è solo Napoli
C’è anche Bologna, dove la porta d’accesso della sanità, resta un punto dolente: ogni giorno arrivano segnalazioni di pazienti che aspettano ore e ore prima di essere visitati. “Qui il problema – spiegano i vertici della sanità in Emilia Romagna – i lunghi tempi d’attesa dipendono principalmente dalla carenza dei medici che lavorano nel settore dell’emergenza-urgenza e dal consistente numero di accessi al Pronto soccorso ormai vicino ai tempi pre Covid.
E poi c’è Milano, con i suoi Pronto soccorso colpiti da un attacco informatico la notte del primo maggio. La cosa ha generato una situazione critica che si sta riverberando pesantemente sugli altri ospedali: dal primo maggio era interdetta l’entrata alle ambulanze nei presìdi di emergenza di Sacco, Fatebenefratelli, Macedonio Melloni e Buzzi, salvo nei casi in cui i pazienti non potessero essere dirottati altrove per particolari esigenze.
In sofferenza il 45% dei Pronto soccorso italiani
Il riferimento va al caso, definito “estremo” da Simeu, dell’ospedale Cardarelli, “drammatico esempio, ma dalle recenti stime della società, il 45% delle strutture operative italiane ne soffrono”. Parte da queste pesanti premesse il Congresso Nazionale Simeu “Navigando verso il futuro, consapevoli del proprio passato”, organizzato al Palacongressi di Riccione dal 13 al 15 maggio. Ci saranno almeno 1.000 professionisti: medici ed infermieri, ma anche moltissimi giovani specializzandi che, nonostante tutto, scelgono per passione questa disciplina tanto scomoda quanto affascinante.
Ma, andando oltre gli attuali problemi, in quella sede verranno poste anche le premesse per poter continuare a guardare al domani, infondendo fiducia nei giovani professionisti. “Lo farà Francesca Mangiatordi, la dottoressa nota per essere autrice della foto simbolo scattata durante della prima ondata pandemica (ritrae Elena, infermiera, che dorme stremata sulla tastiera del computer a fine turno) – sottolineano gli organizzatori – . Mangiatordi evidenzierà le buone ragioni per continuare a resistere e a lottare per difendere i Pronto soccorso dal rischio estinzione”.(Repubblica)
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