Reddito di Cittadinanza, CATTIVE NOTIZIE IN ARRIVO: SCATTANO I CONTROLLI. Ecco tutto quello che c’è da sapere

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Nuovi controlli su tutti coloro che richiedono o percepiscono il Reddito di Cittadinanza in relazione a reati penali, pur nel rispetto della privacy dei titolari: l’INPS ha annunciato di aver esteso le verifiche sulla prestazione RdC, attraverso un nuovo protocollo con il Ministero della Giustizia, operativo dal primo giugno.

I nuovi controlli penali

Si tratta di un nuovo sistema di scambio informazioni utili alle verifiche sulla concessione e sulla revoca del beneficio. Come funziona? L’Istituto di Previdenza invia al Ministero l’elenco costantemente aggiornato dei percettori del Reddito di Cittadinanza, per consentire la verifica dell’esistenza all’interno del Casellario Centrale di condanne con sentenza passata in giudicato da meno di dieci anni per i reati di cui al comma 3, articolo 7 del decreto legge 4/2019 (la legge che ha istituito il RdC), ossia truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, omessa comunicazione delle variazioni di reddito e dichiarazioni false per ottenere il sussidio.

Revoca RdC dopo reati condannati

Si tratta di reati incompatibili con il sussidio INPS, a meno che non siano trascorsi almeno dieci anni dalla condanna. Gli esiti di queste verifiche di compatibilità consentiranno pertanto di disporre la revoca del Reddito di Cittadinanza oppure il mancato accoglimento della domanda a chi lo richiede senza averne i requisiti.

Chi ha precedenti penali ha diritto al Reddito di Cittadinanza?

In base all’articolo 7 del dl 4/2021, nei casi in cui ci siano state condanne per i reati sopra previsti, scatta la revoca con efficacia retroattiva, quindi vanno restituite le somme già percepite. Fra i reati che non consentono di chiedere il Reddito di Cittadinanza per dieci anni dalla condanna, oltre a quello di cui all’articolo 640-bis del codice penale, ci sono le false dichiarazioni rilasciate e le omesse comunicazioni reddituali al fine di percepire il RdC.

In base alla norma istitutiva del RdC:

  • coloro che, per ottenere indebitamente il RdC rendono o utilizzano dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, oppure omettono informazioni dovute, sono puniti con la reclusione da due a sei anni;
  • l’omessa comunicazione di variazioni di reddito o del patrimonio, o di altre informazioni rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio, prevede invece la reclusione da uno a tre anni.

Controlli a prova di privacy

Lo scambio di informazioni avviene nel pieno rispetto della privacy, attraverso la creazione di un circuito privato virtuale sicuro sulle dorsali pubbliche (privacy garantita by design). Il direttore generale dell’INPS, Vincenzo Caridi, sottolinea che sono stati approfonditi tutti gli aspetti tecnici e normativi «per realizzare procedure che puntano sempre di più sui controlli preventivi rispetto all’erogazione della prestazione». Fonte: Pmi.com
mini-moto era “in buone condizioni ed era appropriata per la sua età”. La morte del piccolo è stata quindi archiviata come un drammatico incidente.
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