UE. Nella notte tra il 6 e il 7 giugno è stato raggiunto l’accordo tra Consiglio, Parlamento e Commissione Ue sulla direttiva per il salario minimo. Ad annunciarlo è stata la Commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo (Empl) sul suo account Twitter. È “una tappa importante per l’Europa sociale”, ha commentato la presidenza di turno francese dell’Ue. “Nel pieno rispetto delle diversità nazionali, il provvedimento favorirà dei salari minimi adeguati nell’Unione e lo sviluppo della contrattazione collettiva”, si legge in un tweet. L’intesa dovrà ora essere approvata in via definitiva sia dal Parlamento sia dal Consiglio Ue, poi toccherà ai Paesi membri recepirla.
La direttiva sul salario minimo
Il trilogo, ovvero il negoziato tra Consiglio, Commissione e Parlamento Ue, era iniziato ieri alle 19 ed è andato avanti a oltranza fino al raggiungimento dell’accordo. Il nodo principale erano i criteri per l’accesso al salario minimo.
A poco più di un anno e mezzo dalla proposta della Commissione europea, già approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio in prima lettura, sul provvedimento è quindi stato trovato l’accordo.
A Bruxelles
Sono certi che l’impatto della direttiva non sarà “negativo per la creazione dei posti di lavoro e per l’occupazione”, come ha già avvertito il commissario Ue al Lavoro Nicolas Schmit, ricordando che dopo l’introduzione in Germania l’occupazione è anzi aumentata e che nell’Ue non saranno comunque previsti massimi e minimi salariali. La direttiva punta invece, secondo quanto già chiarito, a istituire un quadro per fissare salari minimi “adeguati ed equi”.
La situazione in Italia
Si tratta di un provvedimento molto atteso in Italia, tanto che il ministro Andrea Orlando lo ha definito “un assist per i lavoratori”: nel nostro Paese il dibattito politico sul tema si è riacceso in questi ultimi giorni fino a creare qualche tensione all’interno della maggioranza e del governo.
L’Italia è tra i sei Paesi dell’Ue a non avere già una regolamentazione in materia, con un dibattito aperto tra le parti sociali e all’interno del governo stesso. Oltre all’Italia il salario minimo non è stato istituito anche in Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia. Dove invece è già previsto, stando agli ultimi dati Eurostat, viaggia tra i 332 euro mensili della Bulgaria e i 2.257 euro del Lussemburgo. In Germania è pari a 1.621 euro.(Ansa)
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