Saviano non perde un colpo per poter dire la sua ed elargire pillole di “saggezza” pseudo-moralistiche sui migranti e sull’ultima tragedia di Cutro. Così fa il fenomeno esperto di Guardia Costiera.
Come è solito fare, dall’alto del suo pulpito spara pallottole a destra e a manca. Purtroppo sfumato il suo Gomorra, col quale e grazie al quale ha campato finora, prova a rendersi “utile” o meglio visibile in qualche modo. E così dopo l’ultima su Messina Denaro dove si offrì come esperto studioso della mafia, ora passa ed esperto di politica internazionale e marittima.
Lo scrittore
Dunque non si lascia sfuggire la ghiotta occasione e emana altro veleno contro governo solo ed esclusivamente per promuoversi fustigatore dei costumi politici con le solite tirate anti-governative.
Ma soprattutto, quello che infastidisce è il suo spara a zero: «Si potevano salvare tutti».
Saviano silura Meloni e il suo governo
Giorgia Meloni sostiene di avere la coscienza pulita. E lui di pronta battuta in un’intervista su La Stampa: «Forse Meloni è indulgente con la propria coscienza. Non dico che abbia ‘voluto’, ma le morti di Cutro sono la conseguenza delle dichiarazioni e delle promesse di Meloni, Salvini e Piantedosi. Sono le loro parole che diventano azione politica. Perché in questi anni ho provato a smontare le loro menzogne? Perché ho provato a spiegare quanto fossero pericolose quelle parole di odio nei confronti di chi rischia la vita in mare?».
E ancora aggiunge: «Smonto le balle di Meloni sul naufragio di Cutro. Siete voi i responsabili»
“Le Ong sono odiate da chi, come l’esecutivo, vuole costruire un racconto alternativo della realtà, perché sono testimoni di quel che accade nel Mediterraneo e in Libia. Di fronte alle immagini, ai video, ai dati raccolti, crolla ogni racconto sui Migranti che vengono a rubare il lavoro agli italiani e a delinquere.
«A Steccato di Cutro sono morti tantissimi bambini, ma non si deve dire perché le bare bianche stridono con il racconto dei neri palestrati con cui Salvini e Meloni hanno insozzato i social media, condizionando l’opinione pubblica».
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