📍 Luogo: Treviso
Liliana Resinovich, la frattura vertebrale T2 era già presente secondo una nuova perizia: denunciato il tecnico anatomopatologo
Una nuova analisi delle immagini TAC del corpo di Liliana Resinovich, risalenti all’8 gennaio 2022, ha confermato che la frattura alla vertebra T2 era già presente all’epoca. A rivelarlo è l’avvocato Nicodemo Gentile, legale del fratello della vittima, Sergio Resinovich. L’indagine è stata condotta con il supporto dei professori Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico, e smentisce le recenti dichiarazioni di un tecnico anatomopatologo che si era autoaccusato del danno.
Una frattura già visibile nella TAC
Secondo quanto riportato dal legale Gentile, la nuova valutazione radiologica ha smontato completamente la versione del tecnico, che aveva ammesso di aver causato la frattura vertebrale nel corso dell’autopsia. “Le sue affermazioni sono un bluff”, ha dichiarato l’avvocato, aggiungendo che Sergio Resinovich ha già sporto denuncia per falso contro il professionista.
L’autoaccusa del tecnico e la reazione della famiglia
Il 6 maggio 2025, il tecnico si era presentato spontaneamente agli inquirenti, dichiarando di poter essere responsabile della frattura alla vertebra riscontrata nella seconda autopsia effettuata l’11 gennaio 2022. Ma la famiglia ha reagito con durezza: “Un fantoccio pericoloso”, ha commentato Sergio Resinovich, annunciando inoltre un’azione formale presso l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) per chiederne la rimozione.
L’ipotesi di omicidio rafforzata dalla consulenza Cattaneo
Un ulteriore elemento di rilievo arriva dalla consulenza depositata a marzo 2025 dall’antropologa forense Cristina Cattaneo, che ha stabilito come causa della morte il “soffocamento esterno”, verosimilmente tramite compressione del collo. Secondo la perizia, le lesioni rilevate escluderebbero l’ipotesi del suicidio, rinforzando invece quella dell’aggressione.
Segni di violenza incompatibili con una caduta
Il referto della Cattaneo documenta lesioni compatibili con un’aggressione: tra queste, traumi al labbro, al capo, alla palpebra destra e al muscolo temporale sinistro, oltre a emorragie petecchiali e infiltrazioni emorragiche alla lingua. Ferite che sarebbero incompatibili con una semplice caduta o un incidente.
Una frattura al centro delle polemiche
Nonostante la frattura alla vertebra T2 non sia considerata la causa diretta della morte, resta al centro del dibattito: per i familiari, rappresenta un indizio di un’aggressione; per la difesa del marito di Liliana, invece, si tratterebbe di un danno accidentale, forse avvenuto durante la fase di recupero del corpo o nel corso dell’autopsia.
La posizione della famiglia Resinovich
Sergio Resinovich ha ribadito che, sebbene la frattura non sia legata direttamente alla morte della sorella, il tentativo di attribuirla erroneamente a un errore medico appare come un tentativo di depistaggio. “Lilly è stata picchiata e subito dopo è morta”, ha dichiarato. La famiglia continua a chiedere giustizia per quella che considera una brutale uccisione.
Denunce e sviluppi futuri
La denuncia per falso potrebbe ora aprire un nuovo fronte giudiziario. Le autorità sono chiamate a fare luce su quanto accaduto, sia sul piano medico che investigativo, mentre le indagini continuano nel tentativo di ricostruire con precisione le ultime ore di vita di Liliana Resinovich.