La Commissione europea sta valutando un importante aggiornamento della Direttiva sulle accise del tabacco (TED)con l’obiettivo di disincentivare il consumo di prodotti a base di nicotina. Tra le ipotesi al vaglio, spicca un possibile aumento fino a 1 euro per pacchetto di sigarette, con incrementi simili anche per sigari, tabacco riscaldato, sigarette elettroniche, bustine di nicotina e tabacco da arrotolare.
La proposta, ancora in fase di definizione, prevede aumenti della tassazione fino al 1.000% su alcuni prodotti, con l’obiettivo dichiarato di tutelare la salute pubblica, ma con effetti che potrebbero incidere pesantemente anche sul piano economico e sociale, a partire dal portafoglio dei consumatori.
Sigarette e nicotina, aumenti su tutti i fronti
Secondo le proiezioni, l’aumento delle accise potrebbe tradursi in un ritocco dei prezzi al dettaglio superiore al 20%, portando le sigarette a costare fino a un euro in più a pacchetto in Italia. In particolare, le sigarette tradizionali vedrebbero una tassazione aumentare del 139%, mentre per il tabacco trinciato fai-da-te si parla di un +258%. I sigari potrebbero subire un’impennata clamorosa con un aumento previsto del 1090%.
Anche i nuovi prodotti a base di nicotina, come sigarette elettroniche, tabacco riscaldato e bustine orali, rientrano nelle nuove misure fiscali. La Commissione Ue punta ad armonizzare la tassazione tra i vari Paesi membri e disincentivare l’uso di prodotti alternativi al tabacco tradizionale.
L’impatto sull’inflazione e sui consumatori
L’introduzione di queste nuove accise avrebbe effetti diretti sull’inflazione, stimati dalla stessa Commissione europea in un aumento dello 0,5% dei prezzi al consumo. Un dato che rischia di contrastare le politiche monetarie attualmente in corso nei Paesi dell’Eurozona, finalizzate a contenere l’inflazione.
Inoltre, il peso sulle famiglie fumatrici potrebbe farsi sentire in maniera significativa, soprattutto in contesti di difficoltà economica, rendendo la misura particolarmente impopolare nonostante gli obiettivi sanitari.
Le conseguenze per l’Italia e l’export del tabacco
Il nuovo piano europeo mette a rischio anche la filiera del tabacco in Italia, che negli ultimi anni ha conosciuto uno sviluppo importante, sia sotto il profilo agricolo che industriale. Attualmente, in Italia vengono prodotti e esportati prodotti del tabacco riscaldato per un valore vicino ai due miliardi di euro all’anno, una quota che potrebbe subire pesanti contrazioni con l’introduzione delle nuove tasse.
In Europa, il numero di coltivatori di tabacco è in costante calo: da 60.000 nel 2010 a circa 15.000 nel 2024, con la Bulgaria, la Grecia e la Polonia tra i principali Paesi produttori. Un ulteriore giro di vite potrebbe accelerare questo trend negativo, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, in particolare nelle aree rurali.