Martina Carbonaro, la madre rifiuta il perdono chiesto al Papa dal killer: “Gli occhiali di mia figlia siano la vera testimonianza”
La richiesta di perdono avanzata da Alessio Tucci, l’assassino di Martina Carbonaro, ha sollevato un’ondata di indignazione. Il giovane, attualmente detenuto per l’omicidio della 14enne di Afragola, ha scritto una lettera al Papa chiedendo clemenza e comprensione. Ma la risposta della madre della vittima, Enza, è stata durissima: “Altro che perdono, andrò io dal Papa con gli occhiali di mia figlia”.
La rabbia di una madre distrutta
Il dolore e la rabbia di Enza sono incontenibili. Martina è stata uccisa brutalmente a colpi di pietra e, ancora oggi, i suoi effetti personali non sono stati restituiti alla famiglia. “Gli occhiali che aveva addosso sono stati l’ultima cosa con cui ha visto l’orrore. L’ultima immagine prima di morire”, afferma la madre. “Non posso permettere che restino solo un oggetto, devono diventare una testimonianza”.
La lettera del killer al Papa
Nei giorni scorsi, il killer Alessio Tucci ha fatto recapitare una lettera al Pontefice, nella quale chiedeva perdono per le proprie azioni. Un gesto che per Enza ha solo lo scopo di suscitare pietà e tentare una “riabilitazione pubblica”. “Chi ha violato il quinto comandamento non può pensare di cavarsela con una lettera”, dice con fermezza.
“Ha infranto la legge di Dio e quella degli uomini”
“Gesù disse: ‘Chi è senza peccato scagli la prima pietra’ – ricorda Enza – ma quel mostro la pietra l’ha presa davvero. L’ha usata per uccidere mia figlia. Senza pietà, senza esitazione”. Le parole pesano come macigni, rifiutando ogni forma di compassione verso l’assassino.
Un appello diretto a Papa Francesco
“Santo Padre, se davvero riceverete quella lettera, vi chiedo di ascoltare anche me”, continua Enza. La madre di Martina rivolge un accorato appello al Pontefice affinché prenda in considerazione anche la voce della famiglia spezzata da questo delitto.
L’assassinio di Martina Carbonaro
Martina è stata uccisa nel maggio 2024 ad Afragola, nel napoletano. Il responsabile, Alessio Tucci, era il suo ex fidanzato. Un femminicidio spietato, compiuto con violenza inaudita e premeditazione. Un caso che ha sconvolto l’Italia e riacceso il dibattito sulla tutela delle giovani vittime di violenza.
Una madre che chiede giustizia, non perdono
“Il perdono non si chiede con una lettera, si merita con la verità, la sofferenza e la giustizia”, conclude Enza. Il suo è un grido di dolore, ma anche di dignità, rivolto a chi ha il potere di ascoltare: “Io andrò dal Papa, con gli occhiali di mia figlia. Così vedrà anche lui cosa resta di Martina”.
La voce delle vittime
Il caso di Martina Carbonaro è emblematico della sofferenza silenziosa che molte famiglie vivono dopo un femminicidio. E la voce dei genitori, come quella di Enza, diventa il simbolo della resistenza alla narrazione del perdono facile.