L’Italia è stretta in una morsa di calore che, in questa estate 2025, ha assunto i tratti di una vera e propria bolla tropicale. Le temperature, che in molte aree superano i 40 gradi, stanno mettendo a dura prova la salute dei cittadini, in particolare di chi è costretto a lavorare all’aperto. L’esposizione prolungata al sole nelle ore più torride della giornata rappresenta un pericolo concreto e serio.
Proprio per tutelare i lavoratori, molte regioni italiane hanno emesso ordinanze anti-caldo che impongono lo stop alle attività lavorative all’aperto durante le fasce orarie più critiche, quando il rischio di stress termico è elevato.
Caldo record – Le ordinanze regionali: chi ha adottato il divieto e quando scatta
Le prime a muoversi sono state Lazio e Calabria, seguite a ruota da Umbria, Toscana e Sicilia. Le ordinanze vietano il lavoro all’aperto – in settori come agricoltura, edilizia, florovivaismo e cave – dalle 12:30 alle 16:00, ma solo nei giorni e nelle zone in cui il rischio di stress da calore è classificato come “Alto” dalla piattaforma Worklimate 2.0dell’INAIL.
In particolare:
- Lazio: divieto di lavoro all’aperto dalle 12:30 alle 16:00 nei giorni segnalati da Worklimate. In vigore fino al 31 agosto 2025.
- Calabria: ordinanza firmata il 10 giugno 2025, valido per tutto il territorio regionale.
- Umbria e Toscana: ordinanze già attive da metà giugno.
- Sicilia: l’ordinanza firmata dal presidente Renato Schifani impone lo stop negli stessi orari per aziende agricole, florovivaistiche, edili e cave.
Un atto di civiltà per i lavoratori all’aperto
Il presidente siciliano Schifani ha spiegato che si tratta di un atto di civiltà, volto a prevenire tragedie annunciate. Le imprese e i datori di lavoro sono chiamati alla massima collaborazione per garantire la sicurezza del personale. Il provvedimento non si applica in caso di emergenze di pubblica utilità, protezione civile o lavori urgenti di sicurezza, purché siano adottate misure organizzative e operative per la tutela dei lavoratori.
Caldo record – La legge nazionale e il vuoto normativo
La normativa nazionale, pur prevedendo l’obbligo di tutelare i lavoratori (art. 2087 c.c. e D.Lgs. 81/2008), non impone limiti precisi di temperatura per sospendere le attività. Le Regioni, con queste ordinanze, colmano di fatto un vuoto normativo, basandosi su dati scientifici e indicazioni della piattaforma Worklimate. In passato era stata indicata una soglia di 35°C, ma senza obblighi vincolanti.
Venerdì 27 giugno: 13 città da bollino rosso
La situazione climatica peggiora: venerdì 27 giugno, secondo il Ministero della Salute, saranno 13 le città da bollino rosso, ovvero livello 3 di allerta per ondate di calore. Si tratta di Ancona, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Firenze, Frosinone, Milano, Perugia, Roma, Torino, Venezia e Verona. Altre 10 città saranno da bollino arancione, tra cui Cagliari, Napoli, Palermo e Reggio Calabria. Solo 4 città avranno bollino giallo.
Il livello 3 rappresenta una condizione di emergenza che può avere effetti anche sulla salute di persone sane, oltre che su soggetti fragili come anziani, bambini piccoli e malati cronici.