Lino Banfi racconta la sua straordinaria vita tra povertà, guerra, teatro e televisione: dal rifugio sotto le bombe a Canosa alla consacrazione come “nonno d’Italia“
Sta per compiere 89 anni, e Lino Banfi si racconta con la tenerezza e l’autoironia che lo hanno reso uno dei volti più amati dagli italiani. In una lunga intervista, l’attore pugliese ripercorre una vita incredibile: dalla miseria dell’infanzia al successo tra cinema e televisione, passando per le amicizie con Totò, Sordi e Arbore. Il suo segreto? «Non ho mai odiato nessuno. Mi vendico facendo del bene».
Dalle bombe alla ribalta: un’infanzia difficile
Nato Pasquale Zagaria a Canosa di Puglia, Lino Banfi ha vissuto la Seconda guerra mondiale con in tasca pupazzi e sogni. «Facevo ridere per non piangere. Mettevamo in scena l’Orlando Furioso, e i biglietti si pagavano in mandorle e olive». Cresciuto nella povertà assoluta, ha dormito in stazioni, saltato pasti e subito l’odio verso i meridionali al nord.
L’amore e la vendetta con gentilezza
Osteggiato dal suocero, che «gli aveva giurato che gli avrebbe tagliato la testa», Banfi ha saputo trasformare il rancore in generosità. «L’ho perdonato e l’ho portato a Roma. È morto tra le mie braccia». E a chi lo derideva da giovane, ha restituito una lezione di umiltà. «Un collega disse che sarei morto di fame. Anni dopo gli raddoppiai il cachet».
I grandi amici della comicità italiana
Con Alberto Sordi, Totò, Renzo Arbore e Manfredi, Banfi ha condiviso set, risate e siparietti indimenticabili. «Sordi mi chiamava “cispadano”. Arbore diceva che per farmi ridere bisognava farmi arrabbiare». Una comicità autentica, mai costruita, che lo ha consacrato come “vittima comica perfetta”.
Il successo tra cinema e TV
Dai film comici degli anni ‘70 a Un medico in famiglia, Banfi ha attraversato epoche televisive e cinematografiche. Ha sfiorato anche Don Matteo, ma la parte andò a un altro attore. «Mi avevano proposto il prete con il basco. Se l’avessi fatto io, la serie si sarebbe chiamata diversamente…».
Il ruolo da bisnonno e il rapporto con la fede
Oggi, Lino Banfi è anche bisnonno. «Mi fa paura prendere in braccio la bambina, è così fragile. Ma è parte di me». Ha incontrato Papa Francesco, al quale ha raccontato con affetto: «Ho fatto ridere tre Papi». Ora sogna un incontro con il futuro pontefice, “Papa Leone”. E precisa: «Mi piacciono più i frati: stanno in mezzo alla gente, sono come me».
I ricordi più intimi
Tra gli aneddoti più curiosi, quello su Antonello Venditti: «Cadde in piscina al buio. Tornò zuppo e pallido. Ci scrissi una poesia, ma l’ho persa». Tra memoria, ironia e malinconia, Banfi continua a essere il narratore dell’Italia che ride e piange allo stesso tempo.
Il segreto di Lino Banfi
Nonostante tutto, Lino Banfi non ha mai perso il sorriso. «Il mio segreto è non portare odio. Mi vendico con il bene». Un insegnamento semplice e profondo, come la sua vita: una lunga, dolce commedia all’italiana.