Tragedia Val di Stava

Val di Stava, 19 luglio 1985: una diga che crollò e seppellì 267 persone. La tragedia dimenticata dell’Italia

User avatar placeholder
Written by Redazione

18 Giugno 2025

📍 Luogo: Val di Stava

La tragedia della Val di Stava è stata la più grave catastrofe italiana del dopoguerra, ma molti l’hanno dimenticata: ecco cosa successe

Era il 19 luglio 1985, quando il bacino superiore della miniera cedette improvvisamente, riversando 180 000 m³ di fango nella Val di Stava (TN). In meno di due minuti, 267 persone persero la vita, travolte da una colata fangosa rivelatasi una delle più terribili tragedie italiane del dopoguerra. Chi la ricorda ancora?

Cos’è successo quel giorno terribile

Alle 12:22:55, a seguito del cedimento dell’argine superiore che trascinò a valle anche quello inferiore, si scatenò una potenza distruttiva senza pari: la massa fangosa si muoveva a circa 90 km/h e bastarono pochi istanti per compiere il delitto. Nessuno ebbe scampo.

Un bilancio atroce: 267 vittime

67 famiglie devastate, intere comunità spazzate via. Poche persone sopravvissero all’impeto devastante. Il numero esatto delle vittime fu accertato solo un anno dopo la sciagura.

Un dolore scolpito nella memoria

Il 21 luglio venne anche donata la visita ufficiale del Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga. L’evento scosse tutto il Trentino e portò poi alla fondazione di un memoriale permanente: la Fondazione Stava 1985, con cimitero monumentale e un centro documentazione dedicato. it.wikipedia.org+3it.wikipedia.org+3it.wikipedia.org+3

Perché oggi pochi la ricordano?

L’eco mediatica svanì rapidamente. Nessun interesse politico né cronaca in crescita: il disastro fu immediatamente archiviato. Ma le spoglie, le famiglie, la comunità non sono sparite: si ricordano ancora, con cerimonie silenziose e personali.

Cosa ci insegna oggi?

Quella tragedia ci ricorda il prezzo altissimo dell’assenza di prevenzione. Le catastrofi non nascono dal nulla: spesso è la negligenza a produrle. Ricordare la Val di Stava è un atto civile: evitare che simili errori si ripetano.

267 nomi e altrettante famiglie. Una valanga di fango che ha cancellato un evento epocale e una comunità intera. Se vogliamo onorare chi è morto, dobbiamo parlarne. Perché ricordo è responsabilità.

Fonti:

Image placeholder

41esimoparallelo.it, testata online che racconta in tempo reale i fatti più rilevanti dall’Italia e dal mondo. Ogni giorno approfondiamo cronaca, attualità, politica e società con un’informazione chiara, veloce e accessibile a tutti.