📍 Luogo: Alessandria
Giovanni Salamone condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie Patrizia Russo: il tribunale di Alessandria ha emesso la sentenza definitiva
Il tribunale di Alessandria ha emesso la sentenza definitiva contro Giovanni Salamone, 62 anni, condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie Patrizia Russo. Il delitto è avvenuto a Solero, in provincia di Alessandria, dove la coppia viveva da qualche tempo. La vicenda ha scosso profondamente le comunità di Solero e Agrigento, luogo d’origine della coppia.
L’omicidio è avvenuto il 16 ottobre all’interno dell’abitazione familiare. Giovanni Salamone ha colpito la moglie sette volte con un coltello, causando la morte immediata di Patrizia Russo. I due si erano trasferiti a Solero dopo che lei aveva ottenuto un incarico come insegnante di sostegno.
Dopo l’aggressione, l’uomo ha chiamato i carabinieri confessando il delitto e riferendo di essere stato “posseduto da Satana”. Questo elemento ha aperto interrogativi sulla sua salute mentale.
La difesa e la condizione psicologica dell’imputato
Durante il processo, Salamone è stato assistito dall’avvocato Salvatore Pennica. La difesa ha messo in luce lo stato depressivo dell’uomo, aggravato da problemi economici e disoccupazione. Tuttavia, le motivazioni psicologiche non sono bastate a evitare una condanna severa.
In carcere, dopo l’arresto, Salamone ha anche tentato il suicidio, mostrando una condizione emotiva estremamente fragile.
Parte civile: i figli chiedono giustizia e ottengono risarcimento
I due figli della coppia si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Maria Luisa Butticè e Annamaria Tortorici. Il tribunale ha riconosciuto il grave danno morale e ha disposto una provvisionale di 250 mila euro ciascuno come risarcimento immediato.
Una decisione che pone l’attenzione sul dolore delle vittime indirette, in particolare dei familiari sopravvissuti.
Ergastolo a Giovanni Salamone: le motivazioni della Corte
Nonostante il pubblico ministero avesse chiesto 21 anni di reclusione, la corte d’assise ha optato per il massimo della pena: l’ergastolo. La decisione è stata motivata dalla gravità del gesto, dalla brutalità delle ferite inflitte e dalla parziale premeditazione.
La Corte ha voluto dare un segnale chiaro contro la violenza domestica, in un contesto giudiziario che sempre più spesso si trova ad affrontare episodi analoghi.
Un caso che scuote Solero e Agrigento
La vicenda ha lasciato un segno profondo non solo a Solero, dove si è consumato il delitto, ma anche ad Agrigento, città natale della coppia. Comunità sconvolte e incredulità tra chi conosceva la famiglia, descritta come apparentemente tranquilla.
Le implicazioni simboliche e legali della sentenza
Il caso Salamone è destinato a restare come uno dei più emblematici nel panorama giudiziario piemontese. Non solo per la ferocia dell’atto, ma anche per il dibattito aperto sul rapporto tra disagio mentale, contesto familiare e responsabilità penale.
La sentenza all’ergastolo conferma un orientamento giurisprudenziale severo nei confronti di chi si rende responsabile di omicidi in ambito domestico.
Le parole del legale dei figli e la chiusura del processo
L’avvocata Annamaria Tortorici ha espresso soddisfazione per l’esito del processo: “È stata riconosciuta la piena responsabilità di Salamone. I figli meritavano giustizia. Ora, potranno iniziare un doloroso ma necessario percorso di ricostruzione”.