Arriverebbe da un'azienda farmaceutica con poco meno di dieci anni di vita, che ha sede a Cambridge (Massachusetts, Stati Uniti) e specializzata nello sviluppo di farmaci basati sull'RNA (la molecola che codifica e porta le istruzioni contenute nel DNA), il primo vaccino sperimentale contro Coronavirus. Un traguardo importante, avvenuto dopo poco meno di tre mesi dall'inizio del contagio, arrivato poi anche in Italia, che però non implica la sua efficacia e la sua sicurezza: per esserne certi, saranno necessari mesi di sperimentazioni i cui esiti sono piuttosto incerti. Come funziona il vaccino Secondo quanto racconta il New York Times, il vaccino sperimentale contro il Coronavirus sviluppato da Moderna (è questo il nome dell'azienda del Massachusetts con circa 800 dipendenti in tutto il mondo) è stato possibile grazie alla scoperta dei ricercatori cinesi del 10 gennaio 2020, con la quale si è riuscito a riprodurre la sequenza genetica del Covid-19. Dopo una prima analisi, i ricercatori di Moderna hanno identificato una particolare sezione della sequenza genetica del virus cinese, con la quale – teoricamente – sarebbe possibile indurre una reazione immunitaria nell'organismo ricevente, senza che si sviluppino i sintomi della malattia. La ricerca e la produzione delle prime 500 fiale del vaccino sperimentale, sono state realizzate nei laboratori di Norwood, vicino la sede di Cambridge e sono giunte al termine lo scorso 7 febbraio, a poco meno di un mese dalla produzione dei primi profili genetici del nuovo Coronavirus. È iniziata la fase di test Ad occuparsi della fase di test è il National Institute of Allergy and Infectious Disease (NIAID) di Bethesda (Maryland), un centro di ricerca pubblico statunitense che ha il compito di studiare le malattie infettive, il cui direttore stima che il primo test clinico coinvolgerà circa 25 volontari sani e sarà avviato entro la fine di aprile, una volta ultimati ulteriori controlli sul vaccino. Il test sugli esseri umani avrà lo scopo di verificare la sicurezza del vaccino, la sua capacità di indurre una corretta risposta immunitaria al Covid-19, e comporterà due somministrazioni per volontario: i risultati di questa prima fase di test dovrebbero essere pronti entro la fine del prossimo luglio e, qualora dovessero essere positivi, darebbero il via ad una seconda fase di test nella quale verranno coinvolte centinaia di persone, molto probabilmente provenienti dalle aree in cui il nuovo Coronavirus più diffuso. Fonte: https://scienze.fanpage.it/ Leggi anche Coronavirus a Napoli, l'annuncio di De Luca ai sindaci: «Caso probabile, test inviato allo Spallanzani»

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