Flavio Briatore va giù duro.
In collegamento a “Stasera Italia” su Rete4, l’imprenditore non usa mezzi termini. Il coronavirus continua a imperversare e la reazione del governo è stata carente. «Conte deve tirare fuori le palle», dice. «Quando vedo quelli che gestiscono il paese mi tocco».
Flavio Briatore: «Il governo deve prendersi carico di chi lavora»
«Se io devo chiudere non perché ho lavorato male ma perché me lo dice lo Stato, la situazione è diversa. il governo deve prendersi carico degli operai che non possono più avorare. Prenditi carico dei dipendenti, dei contributi, tutto.. .altro che rinvio dell’Iva di 4 giorni», incalza l’imprenditore cuneese.
«Contro il coronavirus è una guerra»
«Noi la guerra non l’abbiamo vista. Abbiamo visto dei filmati ma io dico: meglio essere a casa annoiati che essere intubati», continua Flavio Briatore.Quella contro il coronavirus «è una guerra. Ma io sono convinto che se stiamo tutti in casa per quindici giorni le cose migliorano, perché il virus non siespande per aria ma per contatto».
https://youtu.be/A8RxJC7InNA
(FonteVideo: Pagina Facebook della Lega)
Il precedente attacco al governo rossogiallo
Già alcune settimane fa Flavio Briatore aveva criticato l’ammucchiata rossogialla. «Il governo è uno scandalo, ci vorrebbe il movimento degli Squali», aveva detto. «Buttiamo fuori questo governo di incapaci. Il governo che abbiamo adesso è uno scandalo. Dopo la Finanziaria non ha fatto nulla. La maggioranza litiga tutti i giorni, pensando al potere, per 400 nomine e 400 poltrone. A questa gente non frega niente del Paese. I consumi rallentano e la disoccupazione aumenta, il governo non porta avanti nessun provvedimento».
Flavio Briatore e l’urlo: «Ribelliamoci»
«Perché non ci ribelliamo?», aveva aggiunto Flavio Briatore. «Qui non ci vogliono le Sardine, ci vuole il momento degli Squali. Bisogna fare come i tifosi di calcio che, quando la squadra non va, ai giocatori urlano “andate a lavorare o vi pigliamo a calci in culo”. Sono tutti incapaci, gente che non ha mai gestito niente, escluso l’imprenditore che vendeva le bibite al San Paolo».(Secolod'Italia)
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