Coronavirus, la proiezione: «Contenimento entro il 6 maggio. Il picco è passato, contagi supereranno i 100mila».
In Italia si raggiungeranno i 102.500 positivi per Covid-19 e si riuscirà a contenere il virus entro il 6 maggio. Per arrivare a questo risultato i contagi giornalieri arriveranno a un valore al di sotto dei mille intorno al 6 aprile e al di sotto dei 100 entro un mese a partire da oggi. A dirlo è una proiezione svolta dalla società di ingegneria Italconsult che ha fatto le pulci alla pandemia, analizzando i contagi in Italia e confrontandoli con la Cina. Alcuni sono i fattori che hanno inciso di più sulla gestione italiana. Secondo la ricerca le restrizioni sono scattate “con almeno 10 giorni di ritardo” e “purtroppo in step successivi”. Inoltre, la paura delle restrizioni “ha causato il panico e lo spostamento di migliaia di persone dalla zona contaminata verso altre aree del Paese”. Questa movimentazione delle persone positive, dunque, del virus, “a partire dal 9-11 marzo, continuata per alcuni giorni, ha causato nei giorni successivi un rallentamento della curva di decrescita e, purtroppo, un incremento non controllato dei contagiati”. Il picco dei contagi c’è già stato, ed è stato raggiunto il 21 marzo con 6.557 contagi. Secondo l’analisi, gli interventi del Governo sono stati posti in essere in Italia quando già Sars-Cov-2 era “estremamente presente nel territorio” e ha causato un effetto, sulla gravità e sulla mortalità “di gran lunga superiore a quello “dichiarato” in Cina” con 82.000 contagiati e 3.200 morti. La differenza tra Cina e Italia è anche questa. Mentre Pechino è intervenuta con azioni restrittive quando il numero dei contagi era arrivato a 1.130, Roma l’ha fatto solo una volta arrivata a quota 10.000. La ricerca fa notare come in Lombardia ed Emilia-Romagna (identificate nel ‘Settore 1’) e in Piemonte e Liguria (il ‘Settore 2’) è necessario proseguire con un potenziamento delle strutture sanitarie per terapia intensiva e sub-intensiva per contenere “le cause della crisi sanitaria e potenziare quanto più possibile il numero dei tamponi che ad oggi è molto ridotto rispetto alla problematica in essere”. La situazione è diversa invece per quello che viene identificato come ‘Settore 3’, cioè il resto d’Italia (compreso dunque il Veneto) la cui situazione “è totalmente diversa e si ritiene che con le precauzioni ad oggi adottate, se rispettate, non entrerà in crisi il sistema sanitario. Rimane certamente alto il rischio ma in misura pari alla media (con occupazione dei posti letto tale da non permettere la crisi e con una mortalità pari a quella rilevata come media in altre aree del pianeta)”. Questa condizione, si legge nel dossier, impone sempre un potenziamento delle strutture provvisorie a favore di posti letto dedicati ma che tuttavia avverrà in un tempo molto più dilatato. La mortalità degli affetti da Covid-19 nel 'Settore 1' è risultata essere tre volte quella del 'Settore 3'. Infatti, se il 'Settore 3' ha una mortalità leggermente inferiore a quella mondiale riscontrata in Cina, per il 'Settore 1' è significativamente superiore, con il 'Settore 2' che tende a seguire il suo stesso trend. Questo dato non sarebbe, secondo lo studio, causato dell’anzianità delle persone infette, ma da una serie di cause: tra queste, la lentezza nel contenere la propagazione; la difficoltà di captare in tempo, nei primi giorni di contagio, i positivi colpiti dal virus e lo stress a cui è stato sottoposto il sistema sanitario, sia per la saturazione progressiva dei posti letto sia per la crisi del sistema dipesa anche dai contagi del personale medico e paramedico. Fonte: Il Messaggero Leggi anche Coronavirus, atterrato a Milano volo dalla Cina con 1,5 milioni di mascherine. Seguici su Facebook 41esimoparallelo