L’emergenza economica
Mentre la fase uno della risposta all’emergenza economica da coronavirus si scontra con la difficoltà di far arrivare subito i sussidi e la liquidità ai lavoratori e alle imprese, il governo lavora alla fase due, con tre obiettivi. Primo: fermare sul nascere ogni rischio di tensioni sociali, in particolare nel Sud, inviando ai Comuni le risorse per aiutare chi non ha i mezzi per fare la spesa. Secondo: allargare, con il decreto legge che sarà varato ad aprile e che già si dice sarà di 30 miliardi, i sostegni a chi è rimasto fuori dai primi interventi decisi col decreto Cura Italia. Terzo: dare continuità e rafforzare i sostegni già messi in campo per famiglie, lavoratori e imprese.
Ieri a tenere banco è stato il tema del Reddito di emergenza,
Come lo chiama il Movimento 5 Stelle, o del Reddito di quarantena, come lo chiamano il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, o il partito di Liberi e uguali, mentre il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, parla di un rafforzamento del Reddito di cittadinanza. Le richieste di un assegno da erogare a tutti coloro che sono rimasti senza guadagni ma non hanno accesso ai sostegni decisi col dl Cura Italia è sul tavolo del governo.
La priorità verrà data a circa 2 milioni di lavoratori che sono rimasti fuori dal primo decreto.Si tratta dei lavoratori domestici (850 mila, quelli in regola) e di quelli saltuari, compresi quelli a termine cui non verrà rinovato il contratto, che possono contare solo su una Naspi (indennità di disoccupazione) insufficiente perché legata alle settimane di contribuzione. Ma il quadro è complicato dalla presenza del lavoro irregolare (grigio e nero), che secondo l’Istat riguarda 3,7 milioni di persone. Chi non svolge un lavoro regolare non può accedere ai sostegni. Di qui l’idea di un Reddito di emergenza. Che però, se non fatto bene, rischia di finire anche nelle tasche di chi vive delinquendo.(Corriere)
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