TORINO - Sembra un paradosso ma c’è anche chi é stato salvato dal coronavirus. Questa è la storia di un giovane della provincia di Torino di nemmeno trent’anni, ricoverato nei giorni scorsi all’ospedale Molinette per insufficienza respiratoria, quella fame d’aria da covid19. E infatti l’analisi del tampone aveva dato un esito chiaro: positivo. Ma non è finita. Gli esami hanno evidenziato anche una grossa massa tumorale tra trachea e bronchi che non gli aveva mai causato problemi ma che lo avrebbe ucciso. Un cancro che i medici hanno deciso di asportare subito e in modo non invasivo per non debilitare ancora di più il paziente. Hanno estratto il tumore attraverso la bocca e utilizzando il broncoscopio, con il supporto dell’Ecmo, l’ossigenazione extracorporea. L’intervento è stato eseguito dallo pneumologo Paolo Solidoro. Ora il paziente è sedato e si sta riprendendo.
Al pronto soccorso di Ciriè La vicenda comincia lunedì della scorsa settimana. Il giovane si è presentato al pronto soccorso dell’ospedale di Ciriè con un gravissimo quadro di insufficienza respiratoria, covid positivo, che ha richiesto l’intubazione in urgenza. Il paziente è stato trasferito all’ospedale Giovanni Bosco di Torino, dove è stato evidenziato come alla base delle difficoltà ventilatorie ci fosse una massa di quasi 2 centimetri che ostruiva quasi completamente la trachea e che impediva, nei fatti, la ventilazione meccanica necessaria per il trattamento dell’insufficienza respiratoria. È stata quindi allestita un’équipe rianimatoria, coordinata dal dottor Sergio Livigni dell’ospedale Giovanni Bosco in collaborazione con lo staff della Città della Salute di Torino, che ha provveduto a connettere il paziente alla circolazione extracorporea e trasferirlo alla Rianimazione di riferimento dell’ospedale Molinette, diretta dal professor Luca Brazzi. Confermato il sospetto diagnostico, per salvare la vita del giovane paziente, si è proceduto all’esecuzione, in urgenza, di una manovra di disostruzione della trachea e dei bronchi coinvolti dalla malattia, con l’utilizzo di broncoscopia rigida, mentre la circolazione extracorporea garantiva il supporto all’insufficienza respiratoria provocato dall’infezione da covid.
Primo caso al mondo Secondo la Città della Salute, si tratta del primo caso al mondo in cui tale procedura sia stata eseguita in paziente con coronavirus con tutte le difficoltà correlate alla necessità di ridurre la diffusione dell’infezione nell’ambiente e tra gli operatori. L’intervento è stato eseguito con successo venerdì scorso, in regime di assoluta sicurezza per gli operatori, nella Rianimazione universitaria, da parte del dottor Paolo Solidoro broncoscopista della Pneumologia universitaria delle Molinette (diretta dal professor Carlo Albera del Dipartimento Cardiotoracico e Vascolare, diretto dal professor Mauro Rinaldi), con la supervisione del dottor Rosario Urbino aiutato dall’équipe anestesiologica formata da Chiara Bonetto e da Ivo Verderosa e dagli infermieri professionali Barbara Picco e Mario Viale. Fonte: Corriere della Sera Leggi anche Coronavirus, bambina di 11 anni morta in Indonesia: "Positiva a covid19" Seguici su Facebook 41esimoparallelo
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