I primi donatori di sangue sono stati due medici, marito e moglie
Avevano il Covid-19 e l'hanno sconfitto, così hanno subito risposto all'appello del Policlinico di Pavia dove è partita la sperimentazione della plasmaterapia.
Si tratta di una cura destinata ai pazienti contagiati da coronavirus che versano in gravi condizioni.
Non è un'idea nuova, visto che l'uso del plasma iper-immune si è fatto in tempi lontani
Quando non c'erano altre terapie possibili. Ma pare che funzioni, anche se non vi sono ancora un numero di casi clinici sufficienti a promuoverlo come protocollo. Il professor Cesare Perotti e la sua equipe del servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale del San Matteo di Pavia stanno comunque prelevando il plasma dal sangue delle persone guarite dal virus: il servizio di virologia e microbiologia ne verifica l'iperimmunità, quindi viene effettuata l'infusione sui malati. Cinque le procedure al San Matteo, 4 all'ospedale di Mantova.
A sancire la guarigione e, di conseguenza, la possibilità di donare sono due tamponi negativi consecutivi effettuati nel giro di 24 ore.
Raffaele Bruno, direttore di Malattie infettive dell'ospedale San Matteo di Pavia:
Con quali aspettative state effettuando questa terapia?
«L'uso del cosiddetto plasma iper-immune è una terapia molto vecchia: sfrutta la possibilità di usare gli anticorpi presenti nel plasma dei pazienti convalescenti».
Può aiutare la guarigione?
«Non è la soluzione del problema, ma un ulteriore aiuto nel cercare di combattere il Covid-19».
I direttori scientifici dell'Istituto San Gallicano e dell'Istituto Regina Elena di Roma, Aldo Morrone e Gennaro Ciliberto, sono favorevoli a un network per l'immunizzazione passiva...
«Il plasma convalescente umano potrebbe diventare un'opzione sia per la prevenzione e sia per il trattamento della malattia».(Leggo)
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