In India le testimonianze raccontano la repressione violenta delle forze di sicurezza per far rispettare la quarantena.
Si tratta solo di alcune delle oltre cento testimonianze che raccontano la violenza delle forze di sicurezza, durante i primi giorni di quarantena indiana. I video sono stati raccolti da due giovani avvocati, Nikita Sonavane e Ameya Bokil che hanno lanciato il progetto Criminal Justice & Police Accountability per diffondere online le denunce provenienti da diverse parti del paese e poi presentare ricorso alla corte indiana.
Il lockdown è iniziato il 24 marzo
Paralizzando 1,3 miliardi di persone, tra cui oltre 73 milioni famiglie che non hanno accesso a un alloggio adeguato secondo la ong Habitat for Humanity.
I video che mostrano le punizioni corporali subite dai venditori che gestiscono le botteghe alimentari e dai lavoratori migranti che hanno perso la casa e il lavoro con la chiusura delle fabbriche.
Per il rispetto del distanziamento sociale, l’India ha messo in atto la Sezione 144 del Codice penale (IPC), che vieta la riunione di quattro o più persone, punibile con l’arresto. Tuttavia, il governo non ha autorizzato la polizia a usare la forza per imporre il lockdown. Ad oggi, il Ministero della Salute indiano ha registrato 819 casi e 19 morti legati al Covid19.
È già arrivato l’appello delle opposizioni politiche al primo ministro Narendra Modi, per chiedere di non usare la violenza. “Non ho dubbi sul fatto che la maggior parte del personale di polizia stia facendo un lavoro encomiabile in questi tempi difficili. Tuttavia, coloro che brutalizzano i cittadini stanno discreditando gli sforzi di tutti gli altri”, ha scritto Shashi Tharoor, politico del partito di opposizione Congresso Nazionale Indiano su twitter.(IlFattoQuotidiano)
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