Il reddito di emergenza potrà essere erogato dai comuni. Ecco come funzionerà.
Il reddito di emergenza per i 3 milioni di cittadini senza reddito potrebbe chiamare in causa i comuni. Il successo dell'operazione solidarietà alimentare, che ha visto i sindaci capaci di distribuire sul territorio, nell'arco di pochi giorni, i 400 milioni complessivi erogati dal governo per l'acquisto di generi alimentari e di prima necessità, sta convincendo l'esecutivo a replicare l'operazione per quello che sarà uno dei capisaldi del decreto «Aprile» in arrivo dopo Pasqua. L'assegno mensile per i senza reddito, che inevitabilmente andrà anche ai lavoratori in nero (una controindicazione che tuttavia Giuseppe Conte e i suoi ministri sono disposti a mandar giù pur di far arrivare una liquidità di sopravvivenza ai cittadini in difficoltà), potrebbe quindi essere erogato dai comuni che hanno una conoscenza capillare del territorio e riuscirebbero a far arrivare le risorse là dove servono veramente. A indirizzare la preferenza del governo verso i sindaci, ci sono poi ragioni di opportunità. Con l'Inps già abbastanza impegnata sull'erogazione dei 600 euro agli autonomi, e le banche che dovranno sobbarcarsi il compito di erogare liquidità alle imprese e anticipare i 1.400 euro di cassa integrazione, non sembra il caso di aggiungere nella loro agenda un'altra operazione gravosa. E così la scelta dei comuni sembra quasi obbligata. «Ne stiamo discutendo con il governo e l'idea sta prendendo corpo come un'ipotesi ragionevole», anticipa a ItaliaOggi il sottosegretario al ministero dell'interno Achille Variati. «Siamo certi che i comuni saprebbero farsi carico di questa incombenza, ma siamo altrettanto consci che prima bisognerà dar loro le risorse necessarie a sopravvivere». E qui si apre un altro capitolo clou del decreto «Aprile», ossia quello del cosiddetto «pacchetto comuni» o «Cura comuni» (come l'ha chiamato la viceministra al Mef Laura Castelli). Per i sindaci di sicuro arriverà un fondo a compensazione delle minori entrate sofferte a causa dell'emergenza Covid-19. Il governo è pronto a mettere sul piatto almeno 2 miliardi (si veda ItaliaOggi del 27 marzo) ma comuni, province e città metropolitane ne chiedono almeno cinque. Le interlocuzioni per capire quale sarà alla fine il punto di caduta sono ancora in corso, ma quel che è certo è che l'esecutivo non sembra intenzionato a erogare soldi a pioggia. Di qui l'idea che siano gli enti ad autocertificare al Mef le minori entrate sia tributarie (minori incassi da Tari, Tosap, imposta di soggiorno, addizionale Irpef) che extratributarie (multe, parcheggi, rette per i servizi a domanda individuale come gli asili nido) sofferte a causa del Coronavirus in modo da avere rimborsi mirati. Per i comuni stiamo parlando di entrate annue che sfiorano i 40 miliardi e che inevitabilmente avranno una contrazione. Quanto? L'Anci stima che i minori incassi possano addirittura raggiungere gli 8 miliardi. E poi ci sono le province, anch'esse falcidiate dalla contrazione dell'economia causata dal lockdown. Solo di imposta sull'Rc auto gli enti di area vasta incassano circa 150 milioni al mese e altrettanto incamerano al mese di imposta sui passaggi di proprietà dei veicoli (Ipt). «Con il mercato dell'auto praticamente crollato nell'ultimo mese, quest'ultima voce di entrata delle province si è praticamente azzerata», spiega Variati. «Sappiamo che dobbiamo intervenire e dobbiamo farlo presto perché tutte le cifre che gli enti hanno messo in bilancio in entrata prima della pandemia non sono più veritiere e senza bilanci veritieri gli enti rischiano il default. Però vogliamo che criterio di distribuzione delle compensazioni sia quello degli oggettivi minori introiti. Il fondo sarà a disposizione del Mef e il riparto avverrà sulla base di un'intesa da raggiungere con Anci e Upi». In una conferenza stampa congiunta tenuta con il sottosegretario al Mef, Pier Paolo Baretta, Variati ha reso noti gli ultimi dati sui controlli che sono stati 6 milioni in totale dall'11 marzo, di cui 3,5 milioni solo nel periodo 28 marzo-9 aprile, «segno della grande intensificazione delle verifiche da parte delle forze dell'ordine». Sono state 121 mila le persone sanzionate, 1.218 le denunce per false attestazioni mentre sono stati 370 i soggetti positivi al Covid-19 che non hanno rispettato l'obbligo di quarantena e che ora rischiano l'incriminazione per attentato alla salute pubblica. «Sono numeri che ci dimostrano il grande senso di responsabilità che gli italiani stanno avendo nel rispettare le misure di distanziamento sociale, ma nell'ultima settimana abbiamo osservato un sensibile aumento di infrazioni e questo ci deve mettere in allerta affinché non ci siano abusi nelle prossime festività pasquali», avverte Variati. «La ministra Luciana Lamorgese ha dato indicazione alle prefetture di intensificare i controlli durante il weekend di Pasqua, soprattutto sulle arterie in uscita dai grandi centri urbani, affinché a nessuno venga in mente di fare gite fuori porta verso parenti o seconde case». Fonte: Italia Ora Leggi anche Reddito di Emergenza, mille euro a testa per tre milioni di italiani. 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