Coronavirus, l’emergenza riporta a casa i mafiosi dal 41 bis
Salvini su tutte le furie: «E' una vergogna, un governo che tiene chiusi in casa gli italiani perbene e spalanca invece le porte ai mafiosi. Basta, io non ci sto. E' una vergogna e un offesa alla memoria dei caduti per mafia».
Concessi i domiciliari al colonnello di Provenzano.
Ora pure gli altri boss sperano. Di Matteo: “Lo Stato sembra cedere al ricatto delle rivolte”. l giudice del tribunale di sorveglianza di Milano ha concesso gli arresti casalinghi a Francesco Bonura, boss dell'Uditore e ricco costruttore edile, condannato a 18 anni nel 2012. Adesso puntano ai domiciliari anche capimafia come Bagarella e Santapaola. Il magistrato componente del Csm: "Lo Stato sembra aver dimenticato e archiviato per sempre la stagione delle stragi e della Trattativa". Il Dap: "La nostra ai penitenziari del 21 marzo? Era solo un monitoraggio. Scarcerazioni competono ai magistrati". Il ministero avvia verifiche
Cominciano ad aprirsi le porte del carcere per i mafiosi detenuti in regime di 41 bis.
Il colonnello di Provenzano. Al mafioso palermitano sono stati concessi gli arresti casalinghi per motivi di salute: “Siffatta situazione facoltizza questo magistrato a provvedere con urgenza al differimento dell’esecuzione pena”, scrive il giudice di sorveglianza del capoluogo lombardo, riferendosi all’emergenza coronavirus.
“Anche tenuto conto dell’attuale emergenza sanitaria e del correlato rischio di contagio, indubitamente più elevato in un ambiente ad alta densità di popolazione come il carcere, che espone a conseguenze particolarmente gravi i soggetti anziani e affetti da serie patologie pregresse”. Sono le parole usate dal magistrato per motivare la sua decisione. In un provvedimento di 3 pagine, firmato il 20 aprile, il giudice spiega che Bonura trascorrerà i domiciliari nella casa della moglie a Palermo, dove “non potrà incontrare, senza alcuna ragione, pregiudicati“. Il boss mafioso potrà comunque uscire di casa per motivi di salute, anche dei suoi familiari, e per “significative esigenze familiari”. Quali? Matrimoni, battesimi, pranzi di Natale e di Pasqua.
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“Stato sembra essersi piegato al ricatto”
“Lo Stato sta dando l’impressione di essersi piegato alle logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte“, dice al fattoquotidiano.it il magistrato Nino Di Matteo, commentando la notizia del rilascio di Bonura. “E sembra aver dimenticato e archiviato per sempre la stagione delle stragi e della Trattativa stato- mafia“, aggiunge sempre l’ex pm di Palermo ora consigliere del Csm.
Bonura, infatti, non è un padrino di secondo piano. Insieme al boss Nino Rotolo e al medico Antonino Cinà, faceva parte della triade che dai mandamenti di Pagliarelli, dell’Uditore e di San Lorenzo guidava Cosa nostra subito dopo l’arresto di Bernardo Provenzano. Del boss corleonese il costruttore mafioso era uno dei più fidati colonnelli. L’ultima volta fu arrestato nel giugno del 2006 nell’inchiesta Gotha, che bloccò una nuova guerra di mafia tra gli schieramenti di Rotolo e di Salvatore Lo Piccolo, entrati in rotta di collissione per la successione di Provenzano al vertice della piovra.
La circolare sui detenuti over 70
La scarcerazione di Bonura potrebbe essere solo la prima di una lunga serie. Sono diversi, infatti, i mafiosi di alto livello che adesso sperano di ottenere i domiciliari per evitare il contagio in carcere. Nelle settimane scorse i cancelli si sono già aperti per il calabrese Rocco Filippone (che era detenuto in regime di Alta sicurezza, più leggero rispetto al 41 bis), imputato con Giuseppe Graviano nel processo ‘Ndrangheta Stragista.
A casa è tornato anche Vincenzino Iannazzo, considerato il boss della ‘ndrangheta a Lamezia Terme. Sono tutte scarcerazioni successive alla nota del Dipartimento amministrazione penitenziaria inviata a tutti i penitenziari il 21 marzo scorso, quattro giorni dopo l’approvazione del decreto Cura Italia. Nel provvedimento del governo c’erano anche alcune norme per combattere il contagio del coronavirus all’interno delle carceri, diminuendone l’affollamento. In pratica si stabiliva che i detenuti condannati per reati di minore gravità, e con meno di 18 mesi da scontare, potevano farlo agli arresti domiciliari.
I boss sperano di tornare a casa
La nota del Dap, però, non faceva alcun riferimento alla situazione giudiziaria dei detenuti. Si limitava ad elencare dieci condizioni, “cui è possibile riconnettere un elevato rischio di complicanze“: nove sono patologie, l’ultima è avere un’eta “superiore ai 70 anni“. Un documento che ha mandato fibrillazione gli ambienti giudiziari legati alla gestione carceraria. Il motivo? Non fa distinzione fra i detenuti, e quindi include in quegli elenchi di over 70 anche i circa 75o in regime di 41 bis e le migliaia che invece stanno nei reparti ad Alta sicurezza. Cioè il cosiddetto “carcere duro“, dove era detenuto Bonura. (IlFattoQuotidino)
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