"Mi sono completamente rotto i coglioni. E non ne posso più di sentire che andrà tutto bene":
Non usa mezze parole Claudio Amendola, ospite di Circo Massimo, su Radio Capital, per parlare dell'emergenza coronavirus. L'attore e regista vede dei rischi nella fase 2: "Penso che la fretta che abbiamo tutti ci tornerà contro. Non credo che saremo pronti per la riapertura del 4 maggio.
Sento che appena ci daranno un minimo di via libera sbrodoleremo fuori dalle case in maniera incontrollata.
E", aggiunge, "credo che sarà sarà impossibile non lasciare qualcuno indietro. E saranno i soliti noti: i più poveri. In America ci sono 23 milioni di nuovi disoccupati in due settimane, ma quando si riapre quelli lavorano. Tutti. Noi non lo so".
Fra i settori in crisi, ovviamente, c'è anche quello dello spettacolo:
"Per noi sarà molto difficile", ammette Amendola, "Leggo le norme che dovremmo tenere sui set, ed è praticamente impossibile lavorare. Le riprese dovrebbero durare sei mesi, si potrebbe fare una scena al giorno. Dicono di disinfettare i luoghi: che faccio, disinfetto il capannone abbandonato dove c'è la scena dell'inseguimento? Si parla senza sapere come funziona il nostro mestiere. Dovremo o convinvere con il rischio di questa malattia o determinati lavori non possono riprendere.
Come faccio io a baciare un'attrice?".
Chiuso per virus anche il calcio, ma si parla di riapertura: "E anche quello sarà un rischio", riflette il regista romano, "I calciatori sapranno che non dovranno festeggiare i gol. Non potremmo non avere il calcio, perché sennò questo paese esplode. Ma non perché deve finire il campionato, ma perché se stamo chiusi... perlomeno fatece vedè la partita. Allo stesso tempo, però, il mondo del calcio rischia la contaminazione. È un cane che si morde la coda. Ma se vogliamo andare avanti dobbiamo rischiare un po'. Continueremo ad ammalarci, ma per fortuna saremo più preparati, fra posti in rianimazione e medicina sul territorio".
Amendola è anche co-proprietario di un ristorante, settore per cui la riapertura sembra più lontana:
"Per molti non sarà possibile, chi ha un locale di 80 m2 va avanti solo se lo riempie, altrimenti non si riesce a mandare avanti il lavoro. Noi abbiamo un ristorante abbastanza grande, stiamo cercando di capire come passare da 150 a 70 posti. E con 70 in qualche modo campo. Ma ci devo arrivare, a 70 posti: ci verranno a mangiare? Si faranno servire da una persona con guanti e mascherine? E mantenere un ristorante quando non incassi... te devi mettere le mani in tasca".
Ma ci sono gli aiuti alle imprese, per cui l'attore racconta di aver presentato domanda: "A me è andata molto bene, ma perché so' Claudio Amendola, perché io e il mio socio siamo andati lì con una contabilità perfetta, senza rate saltate sul finanziamento che abbiamo preso all'inizio. A me hanno fatto compilare il modulo, e m'hanno detto pure che chi se sveglia prima se veste, cioè che poi i fondi finiscono". E la app immuni? "La scaricherò, mi sembra di aver capito che ci può dare una mano al di là delle battute, che in questo momento trovo un po' stucchevoli. Non mi sembra una cosa su cui scherzare.
A me sembra utile, i medici dicono che è una cosa importante.
A me dei miei dati personali non me ne frega assolutamente nulla. Ma in generale. Cosa dovrebbero andare a vedere dei miei dati personali che io devo proteggere?". Sabato è il 25 aprile: "È l'unica festa che festeggio tutti gli anni, mi affaccerò al mio terrazzo con un fazzoletto rosso al collo e canterò Bella ciao". Una canzone che, per qualcuno, è divisiva: "Che vuoi fa", dice Amendola, "quel virus non l'abbiamo ancora cancellato".(Dagospia)
Leggi anche:
Feltri arriva la censura di Salvini: «Ha detto una c*****a»,. Ma lui e la Meloni lo volevano in Quirinale
Seguici su Facebook:
41esimoparallelo