Passano le ore, ma nulla.

Le riunioni slittano, l’attesa dell’annuncio di Giuseppe Conte sulla Fase 2 resta vana. Per tutto il giorno le Regioni attendono di essere convocate dal premier, che a sua volta attende la consegna, da parte del comitato tecnico-scientifico, del documento con le linee guida sulla ripartenza cerchiata di rosso il 4 maggio. Il testo si perde tra inevitabili dettagli e specificità sulle regole della nuova fase della convivenza con il virus, per ogni singola categoria o attività che dovrà riaprire i battenti, soprattutto quella dei trasporti. Una montagna di carte. Perché come hanno detto più volte gli scienziati in questi giorni, il diavolo si nasconde nei dettagli, e il vero interrogativo della Fase 2 è “come” ripartire.

Per viaggiare sui mezzi pubblici

Sarà obbligatorio l’uso della mascherina? È questo uno dei dilemmi del giorno. Gli scienziati sono per sì, i politici per il “ni” e si discute per ore, su questa e altre questioni si cercano soluzioni. Ma i nodi da affrontare creano un ingorgo e l’autobus della Fase 2 accumula ritardo. Alla fine anche l’incontro tra il presidente del Consiglio e gli enti locali per programmare la ripartenza del 4 maggio post emergenza Coronavirus slitta di ora in ora e poi viene riprogrammato per il pomeriggio di domenica. “La riunione inizialmente prevista per questa sera, sarà domenica alle 15”, ecco l’unico annuncio ufficiale dalla giornata. Di conseguenza slitta anche il decreto del presidente del Consiglio con le nuove misure, probabilmente all’inizio della prossima settimana: tardi secondo gli amministratori locali, che hanno l’urgenza di sapere come organizzare le loro città.

L’ingranaggio è complicato e va a rilento:

“Abbiamo ragionato e stabilito le regole anche per le Messe e i funerali”, dice una fonte presente alla riunione del comitato tecnico-scientifico. Le cabine di regia sono tante e si sovrappongono. Per gli scienziati è ancora essenziale la massima prudenza, perché il numero di contagi è in discesa, ma potrebbe risalire riaprendo le attività e con la circolazione delle persone. L’espressione utilizzata nel parlare della Fase 2 è “riapertura per monitorare”, con controlli serrati della situazione a cadenza settimanale, da effettuare includendo anche i dati e le informazioni che arriveranno dai territori. Una raccomandazione precisa che gli esperti del Comitato tecnico-scientifico hanno messo nero su bianco nel verbale della riunione che intanto hanno inviato al ministro della Salute. Passaggio fondamentale, quello dei controlli: nella visione degli esperti, le decisioni su come procedere dovranno scaturire dall’esito dei monitoraggi effettuati settimana dopo settimana. Perché - è il ragionamento - è vero che si sta indebolendo, ma l’epidemia è ancora in corso, il virus è tuttora in circolo e c’è la certezza assoluta che nel Paese si riaccenderanno nuovi focolai. Di qui, dunque, la raccomandazione ad agire con prudenza, a cominciare dal settore dei trasporti.

Già, i trasporti.

“È necessario indossare una mascherina, anche di stoffa, per la protezione di naso e della bocca”, recita il documento tecnico. Ma nel frattempo dalla politica arrivano indicazioni contrarie, più sfumate, si immagina di scrivere la parola “preferibilmente”. Quindi di lasciare facoltativa l’utilizzo della mascherina sull’autobus. A questo punto insorgono i sindacati, collegati in call anche loro: “Devono essere obbligatorie per tutti, dobbiamo proteggere la salute dei nostri dipendenti”. E così si torna al punto di partenza, dopo però essere trascorse diverse ore.

Una questione su cui si trova l’accordo riguarda l’edilizia pubblica.

Nel protocollo siglato tra Governo e parti sociali sono previste le regole. La misurazione della temperatura prima dell’accesso al cantiere (non più di 37,5°), accesso contingentato agli spazi comuni (comprese mense e spogliatoi), con ventilazione continua dei locali, tempo di sosta ridotto e distanza di 1 metro tra le persone, e così via.

Di certo il funzionamento della Fase 2

Dipende molto dalla presenza di mascherine su tutto il territorio nazionale e in numero adeguato. Il commissario Domenico Arcuri si sbilancia in una promessa: habemus mascherine. Sarà fissato un tetto massimo al prezzo e saranno disponibili per tutti, con lo Stato che diventa produttore, obiettivo 25 milioni di pezzi al giorno. La posizione dell’Istituto Superiore di Sanità è che dal 4 maggio gli italiani dovranno imparare a convivere con la “mascherina di socialità”, “per stare in comunità” o “di comunità”. Tutti coloro che escono da casa - gli adulti e in seguito anche i bambini – dovranno indossarla se avranno contatti con altre persone.

La proposta del Comitato tecnico-scientifico finirà presto nelle mani di Conte.

Solo dopo ci sarà l’incontro con gli Enti locali, che avranno certamente da dire la loro. Veneto e Friuli Venezia Giulia, Regioni leghiste, sono pronte ad accelerare sulle riaperture già da lunedì. Il premier in un messaggio Facebook all’alba di martedì assicurava “entro la settimana” un programma per la Fase 2.(Huffingtonpost) Leggi anche: Coronavirus, Conte: «Le scuole resteranno chiuse fino a Settembre» Seguici su facebook: 41esimoparallelo
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