Addio a Paul Thorel
Nato a Londra, vissuto a Parigi, trapiantato a Napoli, di cui si sentiva cittadino a tutti gli effetti, Paul Thorel è morto ieri mattina al Policlinico Federico II per un tumore bilaterale ai polmoni che nel giro di venti giorni se lo è portato via. Era nato nel 1956, aveva quindi 64 anni, e aveva scelto di vivere a Napoli, la città di sua madre, Paola Caròla (allieva di Lacan, autrice di libri - uno sul suo maestro, un altro sullo scultore Giacometti - sposatasi a Parigi con Alain Thorel, personaggio di spicco del mondo internazionale), pur continuando ad esporre in tutto il mondo.
«Di Napoli non posso proprio farne a meno»,
Ribadì al Madre nel giugno 2018, in occasione della acquisizione del suo mosaico «Passaggio della Vittoria»: «È una città inafferabile, un crocevia di origini, storie e culture lontanissime. Anche lo spirito partenopeo è difficile da comprendere: l'umorismo, il sarcasmo, l'indifferenza. E poi c'è tutta la parte di abbandono, di inefficienza, tutto quello che una persona straniera non tollererebbe. Io, invece, tollero molto, non ne posso fare a meno».
Thorel era nato pittore, prima di dare una svolta alla sua ricerca:
«Ad un certo punto», ricordava, «ho scoperto le nuove tecnologie e la loro applicabilità alla ricerca artistica, partendo dal presupposto che la prima esigenza dell'artista doveva essere l'asservimento delle tecnologie alla qualità dell'arte». Di qui una serie di ricerche e di opere che ne hanno fatto un fotografo raffinato, compositore di immagini che colpivano per visionarietà, resa estetica, impatto.
«Abbiamo conosciuto Paul nel 1997», ricordano Lucia e Laura Trisorio: «Graziella Buontempo lo stimava molto e lo accompagnò in galleria a mostrarci il suo lavoro che ci piacque molto. L'anno successivo organizzammo una bella mostra di ritratti e di paesaggi che realizzava sovrapponendo digitalmente centinaia di immagini fino a renderle delle forme astratte. Nacque una bella amicizia, che è durata. Andavamo spesso a casa sua dove era solito preparare per gli amici una mitica genovese».
Andrea Viliani, direttore del Madre fino a dicembre scorso
«Sentiva che era il suo museo, in cui gli artisti erano diventati negli anni la ragion d'essere, il cuore o l'anima, della visione e della funzione stessa del museo. E qui, nel suo cuore, Paul resterà per sempre. Nel 2018 gli commissionai, come direttore del Madre e curatore delle collezioni, un'opera permanente, che Paul concepì per il passaggio fra i due cortili di Palazzo Donnaregina. La volle intitolare Passaggio della Vittoria, identificando il suo museo con un punto nevralgico della città di Napoli, il tunnel che unisce il centro storico dove si trova il Madre e Chiaia, dove si trovava la sua casa».
E da Palazzo Donnaregina
Arriva anche la testimonianza di Laura Valente, presidente della Fondazione omonima: «Era una persona gentile, in pubblico come in privato. Bellissimo il suo mosaico a parete di un metro e mezzo, reso vivo da quasi due milioni di tasselli, decorati a freddo con tecnica digitale. Era, la sua, un'ostinata vocazione: mettere la tecnologia al servizio dell'atto creativo. Quell'opera site-specific oggi fa parte della nostra collezione, come il ricordo di Paul e del suo sguardo mentre ci diceva: è per percepire, non per guardare, che entriamo in un museo». (IlMattino)
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