La Grecia accoglierà, a partire dal prossimo 15 giugno, i turisti provenienti da 29 Paesi, ma non dall'Italia. Il provvedimento, preso anche per mitigare gli effetti finanziari della crisi da coronavirus, in un Paese dove la voce vacanze contribuisce per il 20 per cento al Pil, è stato annunciato dal ministero del Turismo di Atene.
La lista verrà aggornata il 1° luglio, quando verosimilmente verranno aggiunti altri Paesi alla lista. Secondo il ministero, i turisti internazionali potranno entrare in Grecia dagli aeroporti di Atene e di Salonicco. L'apertura ha come target i cittadini di una buona parte dei Paesi Ue - ma restano escluse anche Svezia e Spagna - e quelli dei vicini stati balcanici; tra le nazioni extra Europa, Israele, Cina e Giappone. Confini aperti, quindi, per turisti provenienti da Albania, Australia, Austria, Nord Macedonia, Bulgaria, Germania, Danimarca, Svizzera, Estonia, Giappone, Israele, Cina, Croazia, Cipro, Lettonia, Libano, Lituania, Malta, Montenegro, Nuova Zelanda, Norvegia, Corea del Sud, Ungheria, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca e Finlandia.
Il nostro fine è riuscire a dare accoglienza a qualunqu turista abbia superato le sue stesse paure e sia in grado di viaggiare attraverso il Paese - ha spiegato il ministro Harry Theoharis. Gli ospiti potrebbero essere sottoposti a tampone. Tra le misure di prevenzione e sicurezza, limitazioni della capacità di hotel e resort. Ogni struttura si avvarrà di un medico designato, e dovrà interagire con il ministero della sanità, che ha potenziato strutture sanitarie dedicate negli ospedali regionali, inclusi quelli di numerose isole.
La Grecia ha imposto il lockdown sin dalle prime avvisaglie della pandemia, riuscendone a limitare gli effetti. Al momento, il Paese ha registrato poco meno di 3mila casi di Covid-19 con 175 decessi. Complice sicuramente anche la bassa stagione, la stragrande maggioranza delle isole - incluse quelle più conosciute nella mappa del turismo globale, sono Covid-free. "Ci stiamo aprendo, ma allo stesso tempo monitoriamo da vicino la situazione. Protocolli sanitari molto rigidi proteggeranno sia i turisti che gli addetti delle località che li ospiteranno", ha detto Theoharis.
Le recenti aperture "differenziate" in seno alla Ue hanno ancora una volta scatenato polemiche in Italia. Il presidente della regioene Veneto, Luca Zaia è molto duro con il ministero degli esteri. "Si deve dare da fare - ha detto Zaia -, perché non può passare l'idea che siamo un lebbrosario", e ha aggiunto che il fatto che (anche n. d .r.) nazioni vicine all'Italia chiudano i loro confini per paura del Covid è "qualcosa che finisce per mettere in discussione la qualità della sanità che eroghiamo".
La sollecitazione alla Farnesina è un attacco all'idea stessa dei corridoi. Zaia punta il dito sulla mancanza di una regia comunitaria sulla gestione dei confini. Quello è il "vulnus: come fa l'Austria a decidere più che la Croazia? in base a che dati?". Manca, secondo zaia, un parametro che aiuti a dire quando, a seconda dell'andamento del coronavirus, una nazione può non fa entrare turisti. "Mi rifiuto di pensare che facciamo aperture a macchia di leopardo a livello europeo", il che, chiude il governatore, è "scandaloso". Nel mirino del governatore veneto anche la Svizzera che presto aprirà agli altri Paesi confinanti. Fonte: Repubblica
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