Le pensioni degli italiani saranno più basse causa Coronavirus? Il rischio, come spiegato nei giorni scorsi, esiste. Questo perché la crisi economica avrà conseguenze sul coefficiente di capitalizzazione, ovvero quel valore che nel sistema di calcolo contributivo viene utilizzato ogni anno per rivalutare il montante contributivoaccumulato dal lavoratore.
Il coefficiente viene applicato così ai contributi versati e rappresenta un importante parametro per il calcolo dell’assegno futuro. La rivalutazione sarà sempre più bassa causa COVID-19; questa, infatti, è pari alla media delle variazioni del PIL nell’ultimo quinquennio e di conseguenza ci saranno dure conseguenze adesso che per il PIL del 2020 è stimato un calo vicino al 9%.
È vero che grazie alla riforma del 2015 il tasso di rivalutazione del montante contributivo non può comunque essere inferiore a 1 (quindi non può mai essere negativo), ma in ogni caso l’attuale situazione economica rischia di paralizzare questo processo per un bel po’ di anni rendendo l’importo della pensione futura più basso di quello atteso.
Una possibilità che ha subito messo in moto i sindacati i quali hanno chiesto al Governo di individuare una soluzione affinché coloro che lasceranno il lavoro nei prossimi anni non siano penalizzati dalla crisi economica provocata dall’emergenza epidemiologica. Ma a difendere questo meccanismo, e a spiegare perché non va rivisto, è Elsa Fornero, colei che rimarrà famosa per la riforma attuata nel 2011.
Pensioni più basse causa COVID-19?
Secondo le stime riguardanti l’impatto che la crisi economica avrà sul coefficiente di rivalutazione del montante contributivo, per coloro che andranno in pensione tra il
2023 e il 2030 ci sarà una riduzione lorda dell’assegno futuro che potrebbe superare il
4%. Ma questo numero, qualora la situazione economica non dovesse migliorare, è destinato persino ad aumentare con la conseguenza che contributi maturati dal lavoratore che non verranno rivalutati per diversi anni. Infatti, in base a quanto stabilito da un decreto del 2015, è vero che la rivalutazione del montante contributivo dei futuri pensionati non può comunque scendere sotto all’1% (anche in caso di variazione negativa del PIL), ma allo stesso tempo il provvedimento prevede anche che le
differenze debbano essere recuperate negli anni successivi.
Pare ovvio, quindi, che la crisi economica avrà ripercussioni sulle pensioni future con i sindacati che chiedono almeno di
sterilizzare il calcolo dei futuri assegni contributivi dal crollo del PIL. Ma Elsa Fornero non è d’accordo e difende il meccanismo introdotto dalla Legge Dini.
Elsa Fornero spiega perché è giusto che le pensioni siano più basse causa COVID-19
Secondo Elsa Fornero, l’attuale meccanismo per la rivalutazione del montante contributivo
non va cambiato neppure nel periodo di crisi economica; anzi, è proprio adesso che questo dimostra la sua efficienza. Nel dettaglio, come spiegato dalla Fornero all’
ANSA, il fatto che ci sia una rivalutazione negativa dei contributi in caso di calo del PIL non è una pratica negativa, piuttosto è uno
strumento che garantisce sostenibilità al sistema.
Se la crescita del PIL è negativa, infatti, significa che chi lavora si sta impoverendo ed è per questo che è
giusto che sia lo stesso anche per chi va in pensione. Fonte: Money
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