La condanna

Sei anni e sei mesi, il verdetto di primo grado del tribunale di Prato. E' stata condannata la giovane donna che ebbe una relazione con un ragazzino tredicenne a cui dava ripetizioni di inglese e dal quale ha poi avuto un figlio che adesso ha due anni. I giudici l'hanno condannata anche per aver usato il neonato come strumento di ricatto nei confronti dell'adolescente che di quel rapporto invece voleva disfarsi, che da lei voleva allontanarsi. E lei lo minacciava dicendo che avrebbe raccontato a tutti la verità se fosse stata abbandonata, avrebbe potuto anche togliersi la vita se lui si fosse negato. Un segreto che ha avvelenato per quasi un anno e mezzo la vita di un ragazzino fino al giorno in cui ha trovato il coraggio di confessare tutto a sua madre. E proprio lei esce emozionata dall'aula del tribunale e per la prima volta accetta di parlare, abbassa la mascherina che le copre il viso e dice: "Non è finita, questo però è il primo passo. Quella donna ha rovinato la vita di mio figlio e sembra nemmeno rendersene conto...".

I fatti

Poi racconta come tutto è cominciato, i suoi dubbi di mamma nel vedere certi cambiamenti bruschi di umore da parte del figlio e nel farsi le prime domande, nel cominciare a mettere in fila i sospetti che poi piano piano tracciano la storia di quelle ripetizioni di inglese che erano altro. Quella giovane donna, sposata e già madre di un bambino che si era invaghita dell'allievo minorenne fino a confessare di essere incinta. Da lì sono cominciati i ricatti sentimentali e le minacce, i messaggi a centinaia sul cellulare dell'allievo. Il tribunale di Prato ha condannato l'operatrice socio sanitaria di Prato arrestata nel marzo del 2019 per atti sessuali su minore. La donna, 32 anni, assistita dagli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri, dovrà scontare sei anni e sei mesi, con pena sospesa. Il tribunale l'ha riconosciuta colpevole anche del reato di violenza sessuale per induzione, fattispecie contestata dalla Procura dopo che le conversazioni chat avevano mostrato un crescendo di ricatti.

Colpevole anche il marito

Condannato, a un anno e mezzo, anche il marito, accusato di alterazione di stato per essersi attribuito la paternità del bambino pur sapendo che non era suo. "E' una sentenza dolorosa non per me, non per noi, ma per i nostri figli", ha detto la donna condannata, che è uscita dal tribunale di Prato assieme al marito. Mentre la mamma del minorenne vittima della violenza, ha commentato: "Questa sentenza è il primo passo, non c'è risarcimento per quello che ha subito mio figlio". E sul nipotino nato dalla relazione dell'operatrice socio sanitaria col figlio, aggiunge: "Non l'ho mai visto, devo fare un passo alla volta. Adesso penso a mio figlio"

L'inchiesta

Il caso era scoppiato nel marzo del 2019, con l'esposto presentato dai genitori del ragazzo. In breve la squadra mobile, coordinata dal procuratore Giuseppe Nicolosi, aveva trovato diversi riscontri in particolare dall'analisi dei cellulari. Fondamentale per l'inchiesta anche la testimonianza dell'adolescente, assistito dall'avvocatessa Roberta Roviello, che aveva fatto risalire l'inizio dei rapporti proprio al giugno 2017, quando era ancora tredicenne. Il giovane avrebbe più volte cercato di troncare la relazione, ma la donna lo avrebbe minacciato di togliersi la vita o di portare il bambino nei pressi della scuola. (La Repubblica) Leggi anche: Minorenne ucciso a Napoli, arrestati i nove uomini che devastarono l'ospedale dei Pellegrini. Seguici su Facebook 41esimoparallelo
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