Da uno a centonove casi. Cinque morti.
Sempre che la conta degli infetti si fermi qui. L’epicentro, il San Raffaele Pisana, istituto noto nel panorama della riabilitazione neuromotoria privata, periferia Ovest di Roma, ora semi-deserto, coi reparti evacuati per le sanificazioni e la sorveglianza strettissima della Asl.
Mentre la Regione coi tamponi a tappeto insegue lo spettro del contagio che si allarga ogni giorno che passa, raggiungendo le altre province del Lazio, da Rieti a Latina, agli studi della Rai a Saxa Rubra, a Guidonia, i carabinieri del Nas scandagliano nella direzione opposta, restringendo a ritroso il cerchio degli ammalati, spulciando le cartelle cliniche, gli accessi, i certificati di dimissione, le visite dei parenti. Dopo un’ispezione nella sede della Asl Roma 3 la settimana scorsa, il Nucleo Antisofisticazione e Sanità dell’Arma, guidato da Maurizio Santori, ha spedito una prima informativa al pm Nunzia D’Elia.
L'indagine
Una relazione preliminare che ricostruisce l’attività d’indagine sin qui svolta e che formula le prime ipotesi. La prima domanda, quella che interroga anche gli esperti del Seresmi, il Sistema d’indagine epidemiologica regionale, è quasi scontata: da dove è partito tutto? Qual è l’origine del focolaio che da giorni gonfia i numeri dei positivi al Covid nel Lazio e che agita in qualche modo la Capitale, abituata a una curva dei contagi ormai sotto ai livelli di guardia da settimane? Insomma, chi è il paziente uno? Gli accertamenti sono ancora in corso, ma il campo d’indagine nelle ultime ore sembra essersi ristretto sostanzialmente a tre piste. Tre nomi. Due sono dipendenti dell’Irccs San Raffaele, l’altro è un paziente che dopo avere avuto un tampone negativo, è risultato positivo al Sars-CoV-2. Una circostanza, quest’ultima, che spinge gli investigatori ad approfondire le procedure dei tamponi ai degenti, sia in arrivo che in uscita dalla clinica.
I TEST
Sotto la lente anche la sperimentazione dei test sierologici avviata dall’istituto privato e che ha coinvolto 250 sanitari e 200 pazienti. Un progetto che, hanno spiegato dal San Raffaele, «è stato eseguito sotto la supervisione del Ministero della Salute e che rappresenta una verifica in più interna». La Regione però nega un’autorizzazione ufficiale.
L’origine del contagio
Risale almeno ad un mese fa, tanto che la stessa Asl sta richiamando per i tamponi di controllo tutti i pazienti dimessi dal 1 maggio in poi. Dei tre positivi che potrebbero essere considerati il “caso uno”, due sono dipendenti della struttura. Uno è un fisioterapista risultato positivo al Covid il 3 maggio. Secondo l’istituto privato, però, sarebbe rientrato al lavoro dopo due tamponi negativi, come vuole la procedura. L’altra è un’impiegata amministrativa. La terza pista porta invece a un paziente ormai dimesso da tempo dalla struttura. Sottoposto a un tampone, era risultato negativo. Poco dopo è stato trovato positivo. Un paziente che si è “positivizzato”, come a volte capita, o un errore durante l’analisi? Dubbi che solo le successive indagini potranno chiarire. Ma la sensazione è che ormai il cerchio si stringa. La catena del contagio che ha portato alla moltiplicazione dei casi prende forma.
LE VISITE
I Nas hanno chiesto all’azienda sanitaria locale gli elenchi dei pazienti dimessi, i pazienti dei day hospital, la lista delle visite ambulatoriali, del ricevimento di famigliari e altri ospiti ammessi all’interno della struttura alla Pisana. Il San Raffaele ieri ha fatto sapere che «dal 9 marzo nessun familiare ha avuto accesso alla struttura se non in pochissimi casi debitamente autorizzati e strettamente controllati e con l’applicazione di tutte le relative cautele». L’istituto si è detto certo di avere «sempre posto in essere le cautele e le precauzioni previste dalle norme nazionali e regionali in materia di Covid-19 e del suo contrasto, ivi compresa la messa a disposizione del personale di tutti i presidi previsti». Nella clinica della Pisana, pensata per 298 posti letto, ormai restano 79 pazienti; 13 sono in uscita.
Nel frattempo i casi collegati al cluster aumentano.
Ieri, altri 5 positivi. Due sono operatori sanitari dell’istituto, un altro è il famigliare di un paziente dimesso. «Ad oggi sono stati effettuati oltre 4 mila test per circoscrivere questo focolaio, si tratta di uno sforzo senza precedenti su un’unica struttura», rimarca l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato. L’onda del contagio è arrivata fino al quartier generale della Rai, dove si è arrivati a 110 test: 60 esami sabato, altri 50 ieri. Cinque tecnici della tv positivi, in attesa dell’ultima carrellata di risultati. E le analisi andranno avanti.(IlMattino)
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