«Quando ha respirato da sola, ho pianto dalla felicità».
Marta Machado è un fiume in piena tra le emozioni contrastanti che sta vivendo, giorno dopo giorno, nel reparto di Rianimazione del II Policlinico dove è ricoverata sua figlia, Amanda. Per la mamma della 22enne spinta dal fidanzato e precipitata sulla scogliera e nel mare di Nisida, mercoledì notte, si è accesa la speranza ma anche tante paure. «Adesso che non ha più la ventilazione assistita, possiamo guardarci negli occhi e parlarci ma lei, per il momento, non si ricorda nulla di ciò che è accaduto». Al solo pensiero dei primi attimi vissuti nel terrore che la giovane non potesse farcela, la voce le si spezza ancora. «Ricordo quando l’ho vista per la prima volta intubata e incosciente, è stato terribile e mi sembrava morta» racconta la donna di origine brasiliana che, oramai, vive in Italia da 31 anni.
«Una delle prime cose che ha detto Amanda, è stato: Gennaro»
Racconta la mamma che non nasconde la preoccupazione nel sentire pronunciare quel nome. «Prima di parlare a nostra figlia, io e il padre, ci siamo consultati con i sanitari e su loro indicazione, le abbiamo raccontato la verità sull’accaduto e sul perché si trovava in Rianimazione». Un momento difficile e delicato perché la 22enne «non ricorda cosa è successo quella sera» e l’unico pensiero che le torna prepotentemente alla mente ora è «tornare a casa e andare via dall’ospedale, perché si sente molto agitata».
Di quella sera drammatica, però, c’è anche il lieto fine del salvataggio di Damiano, il buttafuori che si è tuffato in acqua per recuperare la ragazza e che Marta vuole «ringraziare e abbracciare anche se non ci sono parole e gesti che possano esprimere la gratitudine». Ora sembra che il peggio sia passato ma la serenità è una meta ancora lontana per entrambi i genitori di Amanda, separati e ora uniti più che mai. «I medici ci consentono di stare sempre vicino a mia figlia e siamo grati per tutto ciò che stanno facendo» ci tiene a dire Marta.
Il racconto
«Amanda soffriva per quel ragazzo, era nervosa, piangeva e litigavano spesso perché lui le rendeva la vita impossibile». Marta, nonostante gli sforzi per accettare quella relazione, aveva espresso alla figlia i suoi timori, invitandola più volte a lasciar perdere Gennaro. «Era un ragazzo geloso, la controllava e le aveva già messo le mani addosso - racconta la mamma - per questi motivi ci eravamo scontrate ma non riuscivo a farle cambiare idea». Durante il periodo della conoscenza della coppia, Marta spiega di non aver condiviso molti atteggiamenti del 24enne.
«Durante il periodo del lockdown venne per forza sotto casa nostra per vedere Amanda, gli dissi che doveva rispettare le regole ma non ci fu nulla da fare». Davanti alla caparbietà della figlia, la mamma aveva cercato di accogliere il fidanzato «organizzando una cena brasiliana per lui ma poi è accaduta la tragedia».
Su quella sera, Marta non ha dubbi.
«Litigare non giustifica alcun atto di violenza per cui chiedo giustizia» e aggiunge «mia figlia non è mai stata mantenuta da Gennaro, fortunatamente ha due genitori che non le hanno mai fatto mancare nulla dalle cose futili, come l’I-phone che le avevo regalato io, alla nostra presenza». Il futuro, in questo momento è lontano ma Marta immagina che «ci vorrà tempo per uscire da questo incubo». «Ho visto alcuni familiari di Gennaro in ospedale ma gli ho chiesto di non venire più, credo siano solo preoccupati per l’accusa di tentato omicidio - conclude la mamma - Amanda è una ragazza forte ma allo stesso tempo debole, sono convinta che non le ha mai voluto bene».(IlMattino)
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