Man mano che passano i giorni le pressioni sul Tesoro per alzare l’asticella del nuovo scostamento dal deficit che il governo si prepara a chiedere al Parlamento si fanno più intense. Roberto Gualtieri prova a resistere per evitare che, si replichi quando accaduto nei primi due sforamenti precedenti, quello di marzo e quello di maggio.
Il primo era partito da 3 miliardi, per arrivare alla fine a 20 miliardi. Il secondo era partito da 25 miliardi per lievitare, alla fine, fino a 55 miliardi. Questa volta la richiesta di partenza è di 10 miliardi, ma già si parla di arrivare almeno a 15. Le richieste continuano a depositarsi sulla scrivania del ministro, come l’abbassamento temporaneo dell’Iva chiesto direttamente dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e che da solo costerebbe almeno 10 miliardi di euro. Dunque in questi giorni al Tesoro, si sta provando a mettere in fila quelle che si potrebbero definire delle «esigenze indifferibili».
La prima riguarda
La questione della Cassa integrazione a cui è legata indissolubilmente la scadenza del 17 agosto del blocco dei licenziamenti. Il timore del governo è che il 18 agosto, il giorno dopo, si trasformi in un «firing day», un giorno dei licenziamenti. Le imprese senza più il blocco e probabilmente senza più la Cassa integrazione legata al Covid potrebbero mandare a casa centinaia di migliaia di persone. Un’eventualità che il governo vuole scongiurare. Già nel decreto Rilancio il governo ha provato a mettere una prima toppa presentando un emendamento che permette alle imprese di utilizzare altre 4 settimane della Cig in deroga senza dover aspettare il primo settembre.
LE LIMITAZIONI
Ma potrebbe non bastare. Per questo nel decreto di luglio ci sarà una proroga fino a fine anno della Cassa legata al Covid. Ma questa proroga potrebbe non essere generalizzata. Ossia potrebbe non riguardare tutte le aziende, ma soltanto quelle dei settori più duramente colpiti dalla crisi: turismo, ristorazione, abbigliamento, auto. Il problema è la carenza di risorse. Ogni mese di Cig può arrivare a costare 5 miliardi di euro. Certo, da settembre potrebbero essere disponibili i fondi europei del «Sure» l’assicurazione comune contro la disoccupazione, che come ha ricordato
l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, sono già stati chiesti da dodici Paesi europei.
Ma la verità è che si tratta di soldi che comunque peserebbero su debito e deficit, facendo magari risparmiare qualcosa solo in termini di interessi. Se la linea del Tesoro è quella di un’uscita, seppur graduale, dalla Cig legata al Covid tornando a una qualche normalità nel sistema economico, dall’altro lato ci sono da suprare le resistenze del Movimento Cinque Stelle. La squadra di governo dei grillini vorrebbe prorogare tutte le misure, allungando fino a fine anno lo stato di emergenza che scade il prossimo 31 luglio.
L’idea
Insomma, sarebbe quella di
prorogare la Cig per tutti,
il blocco dei licenziamenti, lo smart working della pubblica amministrazione, fino alla fine dell’anno. Il Tesoro, appoggiato soprattutto da Gualtieri e dal vice ministro Antonio Misiani, sarebbe per introdurre invece una decontribuzione in modo da consentire accanto agli inevitabili licenziamenti anche una ripartenza della assunzioni. Anche il blocco dei licenziamenti non potrà essere allungato in eterno. Un’altra proroga ci sarà, ma anche in questo caso potrebbe essere selettiva, limitata alle sole imprese in difficoltà che continueranno ad usufruire della Cassa Covid. L’idea è che per le imprese che ormai sono considerate fallite e che non riapriranno, mantenere il blocco dei licenziamenti sarebbe un pericoloso anestetico.(IlMessaggero)
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