Omicidio Vannini, in aula oggi per la sentenza bis. La rabbia di mamma Marina: "Dichiarazione vergognosa, nemmeno una parola per Marco". Così Marina Conte, mamma di Marco Vannini, commentando le dichiarazioni spontanee di Federico Giuntoli, nel corso del processo bis di secondo grado per l'omicidio avvenuto a "Ancora non riescono a capire che è morto un ragazzo di 20 anni. Continuano a girare il coltello nella ferita", ha aggiunto ancora mamma Marina al termine dell'udienza svolta a porte chiuse per l'emergenza coronavirus.

Queste le parole di Federico:

“Per tre interminabili anni sono uscito ogni giorno da casa per andare a lavorare e ho camminato perseguitato dall’immagine di qualcuno che potesse venire e spararmi alla testa spinto da quello che si diceva su di me in televisione”. Lo afferma in una dichiarazione spontanea Federico Ciontoli, figlio di Antonio, e imputato nel processo bis d’appello per la morte di Marco Vannini.

E ancora aggiunge

“Sono qui – ha aggiunto Federico Ciontoli – non per paura di essere condannato, ma perché la verità è quello che ho sempre raccontato. Per anni sono sceso per strada con la certezza che qualche giornalista mi sbarrasse la strada, mi pedinasse o bloccasse la portiera dell’auto per non farmi partire e forzatamente cercasse di estorcere un’intervista, come ormai avveniva abitualmente”.(Ansa)

Oggi si riparte da zero

Bugie, depistaggi, condanne miti addirittura ribaltate in appello e un lunghissimo elenco di misteri. Sono trascorsi oltre cinque anni dalla tragica notte in cui il ventenne Marco Vannini venne ferito da un colpo di pistola a casa della fidanzata, a Ladispoli, e lasciato morire mentre quella che doveva essere la sua seconda famiglia si preoccupava soltanto di cercarsi un alibi per quel delitto che a tratti ha ancora i contorni del giallo. Dopo l'annullamento della sentenza che liquidava tutto come un banale incidente oggi però in Corte d'Assise d'Appello, a Roma, si riparte da zero. Familiari, amici e quei tanti cittadini che continuano a lottare per la verità attendono così che sia fatta realmente giustizia.

Quella notte

Era la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 quando Marco Vannini rimase ferito da un colpo di pistola esploso in casa dei Ciontoli. Il ventenne della vicina Cerveteri, che poco prima aveva detto ai genitori che avrebbe trascorso la notte nell'abitazione della fidanzata, secondo gli inquirenti poteva essere salvato, ma sarebbe stato lasciato privo di soccorsi per due ore. Una condanna a morte.

E i Ciontoli?

Avrebbero in quel tempo solo cercato di confondere le acque, rendendosi conto che rischiavano di dover rispondere dell'accusa di omicidio volontario. Telefonarono al 118 alle 23.41 del 17 maggio. “C'è un ragazzo che si è sentito male. Si è spaventato”, disse Federico Ciontoli. La prima bugia. La madre Maria Pezzillo annullò inoltre la richiesta di soccorso affermando: “Si è ripreso, l’ambulanza non serve”. Trascorsero altri 24 minuti e, come emerge da alcuni audio, mentre il ventenne urlava dal dolore e chiedeva aiuto, direttamente Antonio Ciontoli chiamò di nuovo il 118. “Il ragazzo si è ferito con un pettine a punta, grida perché si è messo paura", riferì.(Repubblica) Leggi anche: Omicidio Vannini, il figlio di Ciontoli: “Ho paura che qualcuno mi spari” Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo
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