“Il virus non esiste. Vattene a casa”. Se lo è sentito gridare addosso, con una cattiveria immotivata, una mamma coraggiosa, da due turiste della costa apuana, in Toscana, mentre chiedeva attenzione per il suo bambino, reduce da un trapianto, per paura del virus.
A riportare la vicenda è Il Tirreno
Secondo quanto riportato dal quotidiano, la donna e il figlio sarebbero stati aiutati da altri bagnanti, che avevano assistito con incredulità alla scena.
La malattia del bimbo
Il piccolo è stato di recente sottoposto ad un difficile trapianto di trachea, problemi respiratori e tutta la fragilità della sua età, si è definito un bambino di ceramica, spiega la genitrice.
"Ha paura di essere toccato, ha paura di ammalarsi di coronavirus, perché per lui sarebbe letale; vorrebbe tornare a scuola, rivedere i suoi amici e compagni, dopo quattro mesi di isolamento solo io e lui.
Da soli e sempre soli. Ha imparato – continua la donna – che deve stare lontano dalle altre persone; sa che per adesso nessuno lo può avvicinare.
Io gli dico che un giorno sarà diverso e lui mi crede".
Al bimbo fa bene aria di mare, deve camminare, fare ginnastica e lunghi bagni e per ogni complicazione c’è sempre la consulenza dei medici dell’Opa, allertati dal Gaslini.
Tre mesi da trascorrere in spiaggia, prima di tornare in ospedale, il prossimo 17 agosto, per nuovi controlli e forse una nuova operazione. "Nella vita ho solo lui – racconta sempre la mamma -.
È malato da anni di Tbm
La sindrome di Williams-Campbell, che parte dalla trachea, poi colpisce i bronchi e se non curata porta alla morte.
Non ho timore a raccontare la malattia di mio figlio, non ho paura di combatterla, lo facciamo insieme da sempre, aiutati da molte persone, raccogliendo fondi per la ricerca, mettendoci la faccia.
Oggi però ho paura della gente. Ho paura della cattiveria e dell’ignoranza".
I fatti sono avvenuti sabato pomeriggio
Fa molto caldo e c'è gente, lo spazio per chi si presenta senza aver prenotato è ridotto; arrivano due donne, due turiste, e srotolano asciugamani e stuoie accanto a lui, così vicino da toccargli i piedi.
"Ho visto mio figlio guardarmi con occhi increduli e impauriti, come a volermi chiedere "mamma possono farlo?".
Mi sono permessa di chiedere alle due signore di rispettare il metro di distanza previsto dai decreti, specificando che non era un capriccio, ma una necessità, perché il bambino, fresco di trapianto e immunodepresso, non poteva stare a contatto con nessuno".
"Se è ammalato se lo tenga chiuso in casa, oppure si sposti lei", è stata la loro risposta.(Fanpage)
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