Il reddito di cittadinanza potrebbe essere a rischio per 400.000 persone. Complice la pandemia, il sussidio potrebbe subire una stretta, nel periodo di lockdown infatti i percettori del reddito non erano tenuti a recarsi ai centri per l’impiego. Questa procedura era infatti stata sospesa per evitare un possibile contagio, ma attualmente sono circa 820 mila le persone che ricevono il sussidio, di cui almeno 400 mila devono ancora essere prese in carico dai centri per l’impiego. Nei prossimi mesi quindi i percettori dovranno mettersi in regola, pena la sospensione del sussidio. La stretta del Governo forse è il frutto anche di un’analisi delle cifre. Solamente 70.000 persone sono riuscite a trovare un impiego secondo quanto riportato da Il Messaggero, un numero decisamente troppo basso.

Reddito di cittadinanza a rischio: scatta l’obbligo dei CPI

I percettori del reddito di cittadinanza dovranno mettersi in regola nelle prossime settimane se vogliono continuare a riscuotere il sussidio. Dalla metà dello scorso mese infatti è stato introdotto nuovamente l’obbligo di recarsi presso i centri per l’impiego, proprio come accadeva nella situazione pre-COVID. Nel periodo prima della pandemia i beneficiari del reddito di cittadinanza erano circa 530 mila, di cui solamente 396.297 si sono presentati alla prima convocazione e sono stati sottoscritti oltre 260.000 patti. La normativa tuttavia prevede che il sussidio non sia più somministrato se le persone non si presentano per 3 volte. Il Governo adesso sta chiedendo all’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro di accelerare le pratiche delle convocazioni. Si sta valutando inoltre di depennare i soggetti che non si presentano e che non forniranno una motivata giustificazione alla loro assenza già dal secondo appuntamento. Anche il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha sottolineato la necessità di potenziare le politiche attive per il lavoro. Questo al fine di rendere sostenibili e fruttuosi i sussidi disponibili per i cittadini italiani.

I dati di ANPAL

Secondo quanto riportato da ANPAL, l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, solamente il 44,7% dei percettori del reddito di cittadinanza ha attivato i patti per il lavoro. Queste cifre mostrano un chiaro fallimento della politica voluta dai pentastellati per fronteggiare la disoccupazione e la povertà. Un ruolo cruciale è dato anche dal fatto che l’app che doveva incrociare la domanda e l’offerta di lavoro ancora non è disponibile. Inoltre anche il livello di istruzione dei sussidiati da inserire nel mondo del lavoro non va incontro alle necessità dei datori. Il 72% dispone di un livello d’istruzione secondaria di primo grado, mentre solo il 2,5% ha un grado d’istruzione terziaria. Fonte: Money Leggi anche Reddito di cittadinanza pagamento agosto 2020, ecco quando arriva la ricarica Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo
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