Furbetti di Montecitorio. Si inasprisce sempre più il parere pubblico. Dai social le offese più grandi per i cinque furbetti di Montecitorio. Chi sono i 5 «furbetti di Montecitorio»? Che cosa avrebbero fatto, e a quali partiti appartengono? Sono domande che circolano in modo insistente — nelle chat dei parlamentari prima, e ora sui social — a partire dalla mattina di domenica 9 agosto. Questo è ciò che sappiamo di questa vicenda.

Secondo quanto rivelato dal quotidiano La Repubblica

Cinque parlamentari (e un conduttore tv) avrebbero richiesto nei mesi scorsi all’Inps il bonus da 600 euro (per i mesi di marzo e aprile; da mille per il mese di maggio) destinato a partite Iva, co.co.co, liberi professionisti, e previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio durante l’emergenza Covid.

Ad accorgersi delle richieste

Sarebbe stata la Direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell’Inps, una struttura creata dal presidente Pasquale Tridico. I nomi dei parlamentari non sono noti, per motivi di privacy.

Ma il bonus è stato incassato?

A quanto risulta, sì: i cinque parlamentari e il conduttore tv avrebbero incassato il bonus.

La domanda che attanaglia tutti è:

Ma i parlamentari potevano farne richiesta? La risposta, in breve, è sì: purché fossero partite Iva, co.co.co. (collaboratori coordinati e continuativi), lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali Assicurazione Generale Obbligatoria, lavoratori stagionali dei settori del turismo, operai agricoli a tempo determinato, lavoratori dello spettacolo, lavoratori stagionali dei settori diversi da quelli del turismo, lavoratori intermittenti, autonomi occasionali o incaricati di vendita a domicilio. La richiesta, da effettuare in via telematica, non prevedeva requisiti di reddito.

I liberi professionisti

Potevano usufruire di un’indennità di 600 euro per marzo e aprile e di 1.000 euro per maggio (per ricevere la quota di maggio era necessario dimostrare di aver subìto una perdita di reddito del 33% nel secondo bimestre del 2020 rispetto al 2019). Anche i collaboratori coordinati e continuativi potevano ricevere 600 euro per marzo e aprile e 1.000 per maggio: e per ricevere il bonus maggiorato di maggio i collaboratori dovevano dimostrare che il rapporto di lavoro era cessato entro il 19 maggio 2020 (data di entrata in vigore del decreto Rilancio).

La richiesta, dunque, era legale?

Sembrerebbe di Sì: i deputati potevano chiedere il bonus, e - se in possesso dei requisiti - riceverlo, in modo perfettamente legale. Ma — come scritto qui — il tema è di opportunità politica: ogni deputato, infatti, guadagna mensilmente 12.439 euro.

Ma a quali partiti appartengono?

Si tratterebbe di tre deputati della Lega, un deputato di Italia Viva, un deputato dei 5 Stelle.

Cosa succederà?

I leader di quasi tutte le forze politiche, e il presidente della Camera Roberto Fico, sono intervenuti per stigmatizzare il comportamento dei cinque deputati.

Tra loro, il leader del Pd Nicola Zingaretti,

Quello della Lega Matteo Salvini, quella di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni (che ha lanciato l’hashtag #BonusInpsIoNo per far «emergere per esclusione» i 5 «furbetti»). Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ex capo politico dei 5 Stelle, si è spinto a chiedere le dimissioni dei parlamentari coinvolti, «di qualsiasi partito siano». A esprimersi in modo critico sono stati anche esponenti di spicco di Forza Italia e di Italia Viva.(Corriere) Leggi anche: Bonus 600 euro ai deputati, trovati i primi due nomi. Ecco chi sono Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo
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