Virus, altra vittima in Campania. Sono 135 i nuovi casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore in Campania, 3.026 i tamponi esaminati. Dei 135 nuovi casi, 71 sono casi di rientro (41 dalla Sardegna e 30 dall’estero). Il totale dei positivi in Campania dall’inizio dell’emergenza supera quota 6mila unità e raggiunge il numero di 6.111, mentre sono 393.265 i tamponi complessivamente analizzati.
L’Unità di crisi della Regione Campania informa che c’è un nuovo decesso legato al coronavirus: il totale dei deceduti da inizio emergenza è 443. Sono 3 i nuovi guariti, il cui totale sale a 4.373 (di cui 4.368 completamente guariti e 5 clinicamente guariti).
In Italia
L’aumento dei contagi da Coronavirus in Italia negli ultimi giorni porta il governo a pensare a quali soluzioni attuare in caso di un incremento eccessivo della trasmissione del virus. La prima certezza è quella di escludere un nuovo lockdown.
Da evitare a tutti i costi.
Motivo per cui si pensa invece alla possibilità di istituire delle mini zone rosse, limitate ad alcuni territori, dove necessario. In caso di forte incremento dei contagi, quindi, la chiusura potrebbe essere selettiva, limitata ad alcune zone.
Escluse anche le ipotesi di chiusura delle Regioni o delle limitazioni di spostamenti tra una Regione e l’altra. L’idea, quindi, è quella di istituire zone rosse nell’immediato laddove non solo il numero dei contagi sia alto, ma soprattutto non si riesca a tracciare i casi.
La chiusura non riguarderebbe, comunque, aree molto estese. Non città intere, insomma, ma al massimo piccoli paesi. O zone specifiche della singola città.
Gli scenari previsti dal ministero della Salute
La linea seguita dal governo è quella disposta dal decreto del ministero della Salute, con tanto di simulazioni e scenari per l’autunno.
Gli scenari sono quattro, con diverse situazioni riguardanti la diffusione del virus.
Il primo scenario prevede una situazione sostanzialmente invariata rispetto ad ora, con indici Rt regionali sopra la soglia di 1 per periodi limitati e con la riapertura delle scuole che comporta un impatto modesto della trasmissione del virus, con inoltre un buon tracciamento dei contagi da parte dei sistemi sanitari regionali.
Il secondo scenario
Invece, prevede una trasmissibilità sostenuta e diffusa, ma ancora gestibile. I valori Rt ragionali sarebbero sistematicamente tra 1 e 1,25, con difficoltà di tracciare i nuovi focolai, anche quelli nelle scuole.
Con questo scenario si può però limitare la trasmissione con misure di contenimento straordinarie, come la ridefinizione delle misure di isolamento e distanziamento sociale e con un maggior impegno richiesto al sistema sanitario.
Gli scenari più critici: niente lockdown, ma mini zone rosse
Ci sono altri due scenari tratteggiati dal ministero della Salute. Il primo prevede una trasmissibilità sostenuta e diffusa, con rischi per la tenuta del sistema sanitario e valori Rt regionali tra 1,25 e 1,5.
Ancora, ci si troverebbe di fronte a una capacità di limitare la trasmissione modesta, un’incidenza del virus elevata e un sovraccarico dei servizi assistenziali con un aumento dei casi gravi.
Il quarto scenario, invece, prevede una situazione di trasmissibilità non controllata, con criticità sulla tenuta del sistema sanitario e valori regionali maggiori di 1,5 per periodi prolungati. Situazione che renderebbe necessarie “misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati”.
Anche con gli scenari peggiori niente lockdown
In questi due casi, soprattutto per quello tratteggiato dal quarto scenario, il governo potrebbe valutare di mettere in campo le misure già adottate nella fase più intensa dell’epidemia.
Ovvero, nel caso in cui sia impossibile contenere la diffusione tramite il tracciamento, si dovrebbe ricorrere all’attivazione di “zone rosse di contenimento”.
Niente lockdown, quindi, ma zone rosse limitate territorialmente.
Inoltre, in caso di presenza di questi scenari si dovrebbe pensare a una ridefinizione delle misure di isolamento e distanziamento sociale, si dovrebbe valutare la possibilità di trasferimento interregionale dei pazienti, il reclutamento di ulteriore personale sanitario e non sanitario e l’adattamento delle strutture non adibite a scopi sanitari.
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