Ragazzo ucciso: prima chiamata a 112, "correte, e' urgente" Primo allarme alle 3.25, "Un ragazzo e' stato menato"
ROMA, 10 SET - . E' l'allarme lanciato alle 3,25 della notte tra sabato e domenica al Numero unico di Emergenza Nue 112. Si tratta della prima chiamata di soccorso arrivata per Willy Monteiro, picchiato a morte a Colleferro, a cui seguiranno un'altra decina. chiede il ragazzo, agitatissimo, durante la telefonata.
"Senta le serve anche un'ambulanza?" chiede l'operatrice del 112. "Si, subito per favore. E' stato menato. C'è la caserma qui dietro" aggiunge il ragazzo. L'operatore ha risposto immediatamente ed ha localizzato l'evento, attivando in circa 47 secondi, l'intervento di ambulanza e forze dell'ordine. (ANSA).
Omicidio Colleferro, teste: saltavano sopra a Willy steso a terra
“Ricordo subito l’immagine di Willy steso a terra, circondato da quattro o cinque ragazzi che lo colpivano violentemente con calci e pugni. Il mio istinto di protezione mi spingeva a gettarmi addosso a Willy per cercare di proteggerlo dai colpi che stava ricevendo. Urlando agli aggressori che io ed Willy non c’entravamo niente con quanto eventualmente era accaduto prima”.
Così si ha riferito agli investigatori un giovane testimone. Le parole del ragazzo sono riportate nell’ordinanza di custodia cautelare che ha convalidato l’arresto dei quattro accusati dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte. “Le mie richieste finivano nel vuoto – continua a spiegare il testimone. Tanto che io stesso venivo colpito da calci e pugni, sempre dagli stessi ragazzi che avevano aggredito Willy. Non riesco a quantificare il tempo dell’aggressione, ma posso solo dire che la violenza subiti da me e Willy era inaudita.
Prosegue il teste
Terminata l’aggressione, ricordo di essermi subito delle condizioni di Willy, il quale, ancora steso a terra era privo di sensi. Gli aggressori, per quello che posso ricordare, si erano già allontanati. Io e la mia amica cercavamo di soccorrere Willy, insieme anche a personale della sicurezza dei locali della movida. Anche perché nel frattempo si erano avvicinate decine e decine di ragazzi, provenienti dai locali ed attirati da quanto stava accadendo”. Rispondendo alle domande degli inquirenti lo stesso testimone spiega: “Ricordo che uno indossava una camicia di colore bianco. Ed aveva in viso tatuata una lacrima sotto l’occhio, nonchè diversi tatuaggi su entrambe le braccia e le mani.
L’altro ragazzo, invece, aveva un avambraccio ingessato. Al momento dell’aggressione ricordo che oltre ai predetti ragazzi da me descritti, si sono uniti altri tre ragazzi. Ma sono in grado di descriverne soltanto due. L’uno indossava una polo di colore verde, con capelli molto corti e l’altro aveva un vistoso tatuaggio sul collo. Per quanto ricordi, tutti i suddetti ragazzi, sferravano calci e pugni contro me e Willy. Ho un vivido ricordo di un paio di loro, non ricordo però chi di preciso che addirittura saltavano sopra al corpo di Willy steso in terra e già inerme”.
A conferma delle parole rese dal primo testimone citato nell’ordinanza di custodia cautelare sono arrivati i primi risultati della autopsia, eseguita nell’istituto di medicina legale di Tor Vergata. Il corpo senza vita di Willy Monteiro Duarte presenta lesioni in diverse parti del corpo, non solamente su torace e addome. “Un quadro politraumatico dovuto al pestaggio subito”, si sottolinea.
Willy, un altro testimone
Un altro ragazzo ha spiegato agli investigatori dell’Arma: “Qualcuno mi urlava che il mio amico Willy, coinvolto nel parapiglia, si trovava steso a terra ed io, facendomi spazio tra la gente, in effetti notavo Willy a terra sul marciapiede preso da spasmi tipo delle convulsioni. Attorno a lui c’era una moltitudine di persone e ricordo che qualcuno ha provato a soccorrerlo e rianimarlo”. Rispetto alla identificazione di chi ha aggredito si riporta nell’ordinanza del gip di Velletri una altra testimonianza che indica come “tra gli aggressori sono certo ci fossero i fratelli Gabriele e Marco Bianchi di Artena che conosco per averli visti altre volte in passato ed anche attraverso i social media e Mario Pincarelli che conosco per le stesse ragioni”.
E poi tra quelli che menavano calci e pugni “c’era anche una quarta persona, un ragazzo che non so come si chiama ma che ricordo aveva un braccio ingessato e che pure è sceso dal Suv Audi… La quinta persona che io ho visto e che di certo era presente in loco durante l’aggressione era (…), persona che pure conosco bene per averci anche giocato a calcio in passato in squadre avversarie. Per quanto riguarda lui, non so dire se è sceso dal Suv con gli altri 4, non so neanche dire se ha partecipato all’aggressione, posso invece affermare con certezza che ha tentato di calmare uno dei fratelli Bianchi. Ricordo addirittura che lo ha afferrato da dietro nel tentativo di bloccarlo”.
Gli arresti
Secondo quanto si riporta nell’ordinanza del giudice Giuseppe Boccarrato, l’indagato Francesco Belleggia ha ottenuto gli arresti domiciliari. Perché mentre era in corso l’aggressione da parte dei fratelli Bianchi su Willy Monteiro Duarte e sul suo amico Emanuele Cenciarelli, era impegnato in uno scontro verbale “che aveva in un primo momento tentato di scongiurare, prestando le scuse per un fatto altrui, e si era concluso senza violenze significative”.
Ed invece i fratelli Bianchi e Mario Pincarelli devono restare in carcere perché “ancora nel corso dell’interrogatorio minimizzavano il fatto assegnandolo alla responsabilità di terzi”. La custodia in carcere appare “l’unica misura in grado di porre concreto ed effettivo argine al pericolo di reiterazione di condotte violente quali quella per cui si procede, giustificata dalla manifesta incapacità di resistere agli impulsi violenti dei tre, non frenati neppure dalla presenza di numerosi testimoni e dalla breve distanza che separava il luogo dell’aggressione dalla caserma dei carabinieri”.
Il giudice riconosce l’aggravante dei futili motivi “connessi a una lite all’interno di un locale”, e “approfittando di circostanze di temo, ora notturna tali da ostacolare la privata difesa”. (AskANews)
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