Conte ha deciso: domani darà ufficialmente le dimissioni. Alle 9 è convocato il Consiglio dei ministri in cui il premier comunicherà la sua intenzione.
L'ipotesi circolata nel pomeriggio era, invece, che il Cdm si sarebbe riunito in serata. Cambio di programma. Ancora qualche ora e poi il presidente del Consiglio, domani mattina, salirà al Colle per formalizzare la decisione.
È una settimana cruciale per il governo Conte. Niente più tutto per tutto nell'ostica aula del Senato: domani mattina il premier darà le dimissioni per puntare al reincarico per la formazione di un Conte-ter.
Secondo quanto si apprende da fonti della maggioranza, il premier Giuseppe Conte avrebbe potuto recarsi già oggi al Quirinale o per dimettersi e tentare di ottenere subito un reincarico contando sul sostegno di responsabili centristi, o più semplicemente per informare il capo dello Stato sull'evoluzione della situazione politica.
L'ipotesi di far nascere un Conte-ter riporta in primo piano anche il nodo del rapporto con Matteo Renzi e di una partecipazione o meno di Italia viva alla nuova maggioranza: se Conte avesse in mano l'appoggio di un nuovo gruppo centrista i voti dei renziani sarebbero aggiuntivi e non determinanti; viceversa se i famosi 'responsabili' non fossero sufficienti il sostegno del senatore fiorentino diverrebbe di nuovo indispensabile.
Conte si dimette. La crisi di governo non lascia spazio al premier
Sono ore convulse. Il capo delegazione del Pd, Dario Franceschini, ha convocato una riunione dei ministri dem a cui partecipa anche il segretario nazionale Nicola Zingaretti.
M5s nel pomeriggio ha riunito la squadra di governo con ministri e sottosegretari per fare il punto sulla situazione mentre alle 21 è in programma l'assemblea dei parlamentari con Vito Crimi.
Insieme, dem e cinquestelle, spingono per una soluzione pilotata della crisi e mettono in guardia: o si governa il Paese o si va al voto.
Il Pd è in pressing in queste ore per convincere Conte che l'unica via per salvare il governo e cercare una maggioranza stabile è passare dalle sue dimissioni-lampo; passaggio ritenuto necessario per far emergere con chiarezza i 'volenterosi'.
I dem hanno assicurato a Conte che il suo ruolo "è imprescindibile", come ha ribadito Goffredo Bettini questa mattina, e che il Pd è comunque al suo fianco come ha rimarcato il segretario Nicola Zingaretti. Ma ci tengono a precisare che "il Pd non ha chiesto e non sta chiedendo a Conte di andare al Quirinale".
La strada, riferiscono fonti dem, "è quella indicata dal segretario Zingaretti e dal vicesegretario Orlando in queste ore e passa per un Governo autorevole; europeista e in grado di affrontare i problemi facendo un appello alla responsabilità a tutti".
E hanno messo in guardia il premier sui rischi di andare in Aula per la relazione del ministro Alfonso Bonafede sull'amministrazione della giustizia e sul fatto che il governo ne uscirebbe sconfitto visto che ad ora i numeri non ci sono.
Conte si dimette. La crisi di governo non lascia spazio al premier
Mercoledì, infatti, è previsto il voto di Camera (pomeriggio) e Senato (mattina) sulla relazione del Guardasigilli. A Palazzo Madama il tentativo di convincere la conferenza dei capigruppo convocata per domani a far slittare di un giorno il passaggio del ministro in aula è considerato complicato.
"Ascolteremo Bonafede, ma sarà difficile votare diversamente da un no, perché aspettiamo ancora il tavolo promesso dal Guardasigilli sui temi della giustizia, che non è stato mai fatto", afferma a La 7 l'ex ministra Iv Teresa Bellanova. E domani sera Renzi riunirà i gruppi di Italia viva per decidere la posizione da tenere sulla giustizia. Fonte la Repubblica.
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