Reddito di cittadinanza a rischio, cambia tutto: le nuove regole di Draghi. Le famiglie italiane sono in crisi per colpa del virus e non sanno come fare.
Reddito di cittadinanza a rischio
Le politiche attive del lavoro connesse al reddito di cittadinanza sono disastrose. Vivo il terrore dei cittadini di finire sul lastrico per un crollo tombale dei redditi fomentato dalle misure anti Covid-19, fatte dalla presenza di più vaste zone rosse.
Il governo Draghi, cammina sul piano inclinato di chiusure e spinge sulla campagna vaccinale. La povertà è una delle priorità del nuovo Esecutivo.
Dal 2016 ad oggi, è esplosa la richiesta degli aventi diritto al Reddito di cittadinanza. Il vero problema, è l’assenza del filo conduttore che porta dal sussidio all’inserimento nel mondo del lavoro.
Parte dei fruitori del sussidio resta a casa, o nella migliore delle ipotesi non va oltre al primo colloquio. La macchina delle politiche attive del lavoro è improduttiva, non garantisce il flusso continuo dell’incontro tra la domanda e offerta.
Dati allarmanti
Gli ultimi dati diramati dall’ISTAT sottolineano la presenza di 2 milioni di famiglie che vivono in uno stato di povertà assoluta, approssimativamente 5 milioni di cittadini non riescono ad assicurare i pasti principali (pranzo e cena).
Crescono le famiglie indigenti a 335mila più del 7,7% rapportato al 2019, mentre il 5,6 milioni di singoli cittadini trovano difficoltà a sfamarsi, su una stima del 9,4% della collettività.
Non stiamo pagando solo il prezzo della pandemia. La diffusione del Covid-19 non ha fatto altro che rafforzare le criticità presenti nel nostro Bel Paese. I cittadini pagano il conto salato delle disastrose politiche di sostegno messe in campo in modo non appropriato, connesse a un welfare inefficiente.
Il Reddito di cittadinanza doveva rappresentare quella risposta capace di abbracciare i numerosi aspetti connessi all’inclusione sociale. Alla luce di queste considerazioni, appare auspicabile che il premier Draghi riesamini il pacchetto delle condizioni previste dal sussidio.
Non per chiudere la porta degli ammortizzatori sociali, ma al fine di mettere in movimento una macchina proficua capaci di amalgamarsi all’esigenze dei cittadini.
Il governo Draghi incrementa le risorse a favore del Reddito di cittadinanza. Nella bozza del decreto Sostegno è prevista una dote finanziaria a supporto del sussidio pari a un miliardo di euro.
Sul tavolo delle trattative, si lavora a pieno regime al fine di ottimizzare le risorse finanziarie. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando ha istituito una squadra di tecnici per attuare delle modifiche strutturali al Reddito di cittadinanza. È possibile che venga introdotto un bonus lavoro, al fine di premier i beneficiari del sussidio che riescono a trovare lavoro.
Problema occupazionale
Il vero problema del Reddito di cittadinanza è lo stato occupazionale. Ecco, perché, le prime ipotesi vertono su un cambiamento dei requisiti economici che danno diritto al riconoscimento del sussidio.
Ad oggi, se il beneficiario del Reddito di cittadinanza trova una forma di occupazione riceve un taglio dell’80% sul sussidio a partire dal mese successivo alla nuova forma di reddito. In pratica, al sussidio viene applicata una riduzione sull’importo del sussidio in proporzione alla nuova retribuzione ricevuta.
Con l’introduzione del nuovo bonus lavoro per i fruitori del Reddito di cittadinanza verrebbe premiata la capacità del beneficiario del sussidio di trovare lavoro.
I beneficiari del sussidio riceverebbero un premio per l’impegno nella condotta rivolta auto inserimento nel mondo del lavoro.
Uno dei punti chiavi della nuova riforma del Reddito di cittadinanza investe le persone occupabili, ossia diretta ai cittadini che sono in grado di trovare una fonte di occupazione lavorativa.
Se il fruitore del sussidio trova lavoro gode di una riduzione del 50% contro l’80% prevista nella norma attuale.
I beneficiari del sussidio non occupabili, oppure, non attivabili ricevono il sussidio nelle modalità previste dalla legge senza ulteriori modifiche.
Cosa cambia per i beneficiari occupabili che non riescono a inserirsi nel mondo del lavoro?
È possibile che il Reddito di cittadinanza non venga rinnovato alla scadenza dei 18 mesi. In questo caso, potrebbe attivarsi la decadenza del diritto al sussidio.
La normativa in vigore prevede la perdita del Reddito di cittadinanza con il verificarsi di alcune condizioni, tra cui la rinuncia della prima offerta di lavoro congrua.
Va spiegato che, il diritto al sussidio viene riconosciuto ai richiedenti quando il reddito annuo non supera il valore di 6.000 euro, previsto per le famiglie numerose la soglia massima di 9.360 euro in virtù dei valori riscontrabili dalla scala di equivalenza o da persone disabili o non autosufficienti membri del nucleo familiare.
L’INPS provvede a rimodulare l’importo del sussidio in presenza di nuove entrate. In altre parole, il Reddito di cittadinanza non viene tolto per l’inserimento del mondo del lavoro, ma riformulato in virtù del cambiamento economico.
È possibile che vengano aumentate le soglie da 9.360 euro sino al limite massimo di 15 mila euro. Al fine di, ampliare la platea dei beneficiari, consentendo anche ai richiedenti del Reddito di emergenza di rientrare nel Reddito di cittadinanza.
(Trend Online).
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