In Birmania "è il giorno della vergogna", sono cento i morti per la repressione delle proteste. Questo è il bilancio più duro dall'inizio del golpe. Tra le vittime, secondo quanto riportato da TGcom24, ci sono un bambino di 5 anni e una ragazzina di 13.
Salgono le vittime in Birmania
Più di un centinaio le vittime della repressione delle proteste anti-golpe in Birmania. Stando ai dati, è stato il giorno più sanguinoso mai registrato dal colpo di Stato militare del primo febbraio. Il golpe, ricordiamo, ha destituito il governo democraticamente eletto guidato da Aung San Suu Kyi.
Tra le vittime ci sarebbero un bambino di 5 anni e una bimba di 13.
"E' il giorno della vergogna", ha dichiarato il portavoce del CRPH, un gruppo anti-giunta. Una frase già simbolo di questa giornata.
Birmania - l'operazione dell'esercito
La durissima operazione dell'esercito era preannunciata venerdì sera dalla televisione di Stato. La TV di Stato aveva messo in guardia i manifestanti sulla possibilità di essere colpiti "alla testa e alla schiena".
Il generale Min Aung Hlaing, leader della giunta, ha a sua volta dichiarato, durante la parata del Giorno delle Forze Armate nella capitale Naypyidaw, che i militari avrebbero "protetto il popolo e si sarebbero battuti per la democrazia".
Nelle città continuano le proteste
Migliaia sono le persone scese in strada per protestare a Rangoon, Mandalay e in altre città. A Mandalay hanno perdono la vita 29 persone, tra cui un bambino di 5 anni. Almeno 24 ne sono morte a Rangoon. Altre uccisioni sono state segnalate nella regione centrale di Sagaing, Lashio, Bago, vicino a Rangoon e in altre località.
Spari contro il centro culturale Statunitense
Nella capitale economica del Paese alcuni colpi di arma da fuoco sono stati esplosi contro il centro culturale statunitense. Nessuno è rimasto ferito, ma è stata aperta un'indagine, ha detto il portavoce dell'ambasciata americana Aryani Manring.
Dagli Stati Uniti in queste ultime ore è arrivato l'ennesimo monito all'esercito contro le uccisioni.(TGCOM24)
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