Debiti - Corte dei Conti e Banca d’Italia bocciano i provvedimenti introdotti dal Governo Draghi che annullano la riscossione delle cartelle esattoriali.
Ora è in salita la strada che porta a un rinnovamento dei provvedimenti di Rottamazione delle vecchie cartelle per i contribuenti in difficoltà.
Le memorie dei due istituti rischiano così di porre un freno a quella riorganizzazione dei rapporti tra fisco e contribuenti che passa sotto il nome di Pace Fiscale, a lungo caldeggiata soprattutto da Lega e Forza Italia.
Se ne saprà di più dopo la stesura del nuovo Decreto Sostegni, che dovrebbe vedere la luce entro fine aprile.
Nel frattempo gli autorevoli pareri giunti in commissione bilancio potrebbero indurre il Governo a rivedere la proprio politica in merito alla sospensione delle attività di riscossione.
Proviamo a capire cosa potrebbe succedere adesso.
Come noto, il Decreto Sostegni in vigore dal 23 marzo scorso ha introdotto una serie di misure in favore dei contribuenti in difficoltà.
Il provvedimento è stato motivato sia dalla volontà di stemperare le tensioni tra fisco e contribuenti in un momento di generale disagio economico;
sia anche dall’intenzione di alleggerire l’Agenzia delle Entrate dalle operazioni di riscossione dei crediti inesigibili.
Si è così deciso, in continuità con quanto disposto dal precedente Governo, di procedere al rinvio dei pagamenti per le cartelle esattoriali.
Inoltre, si è provveduto a formulare un nuovo calendario per tutte le cartelle coinvolte dalle misure di Saldo e Stralcio e di Rottamazione Ter.
Le quali riguardano rispettivamente la possibilità per i contribuenti in difficoltà economica di estinguere i propri debiti con il fisco.
Questo con uno sconto sui pagamenti, o la possibilità di saldare i conti delle vecchie cartelle senza interessi di mora e sanzioni.
Oltre ciò, come richiesto dal centro-destra, si è provveduto a cancellare tutte le cartelle esattoriali sotto i 5 mila euro notificate tra 2000 e 2010.
Per limitare l’entità del provvedimento e per non alimentare ulteriori malumori tra gli azionisti di Governo contrari a questa norma, si è deciso di introdurre una soglia di reddito (30 mila euro nel 2019) oltre la quale la cancellazione delle cartelle esattoriali non si applica.
Le obiezioni della Corte dei Conti a proposito del condono delle cartelle esattoriali
Ora la Corte dei Conti ha formulato un documento che ha inoltrato a Commissioni di Programmazione economica e bilancio e di Finanza e tesoro.
Qui, l’istituto di vigilanza ha rilevato in primo luogo come l’annullamento automatico dei debiti fino a 5 mila euro possa in realtà finire per cancellare debiti superiori a tale cifra contratti separatamente da un medesimo soggetto.
«La formulazione normativa adottata potrebbe infatti comportare, come già accaduto con il decreto-legge n. 119 del 2018, anche la caducazione di molte partite dovute da debitori di somme complessivamente maggiori, nei confronti dei quali la riscossione si sarebbe dovuta comunque portare avanti. Sotto tale profilo, dunque, la cancellazione di tutte le partite di importo fino a 5 mila euro si potrebbe tradurre in un beneficio accordato anche a debitori di somme complessivamente rilevanti.»
Se infatti, a uno stesso soggetto sono state notificate tra il 2000 e il 2010 più cartelle esattoriali di somma inferiore ai 5 mila euro.
Costui vedrà cancellati i propri debiti nonostante questi possano risultare superiori a tale cifra.
«Il riferimento ai singoli carichi pendenti con il fisco comporterà infatti la cancellazione di un elevato numero di iscrizioni facenti capo a un unico soggetto i cui importi cumulati possono essere ben al di sopra dei 5.000 euro.»
E adesso che succede con le cartelle esattoriali?
A questo punto è chiaro il parere unanime di Corte dei Conti e Banca d’Italia contro la cosiddetta Pace Fiscale.
Ci si può aspettare che dal prossimo Decreto Sostegni siano esclusi ulteriori provvedimenti.
In questo caso, tutti i provvedimenti già adottati con l’ultimo decreto rimarrebbero validi.
Mentre non è ancora chiaro che cosa il Governo intenda fare a proposito della sospensione dei pagamenti in scadenza.
Dopo il 30 aprile, infatti, dovrebbero riprendere le attività riscossione, e i contribuenti dovranno saldare i propri debiti con il fisco rimasti in sospeso.
Sembra invece difficile pensare ad una marcia indietro del Governo, così come richiesta da alcune associazioni sindacali.
Il segretario della Uil, Domenico Proietti, nel corso dell’audizione in Commissione bilancio, aveva infatti alzato i toni, chiedendo non solo di non adottare nuovi provvedimenti, ma di stralciare del tutto la norma, al fine di ristabilire nell’opinione pubblica l’idea che la legalità fiscale non sia un ostacolo bensì un presupposto della ricostruzione economica, sociale e civile del paese che seguirà alla fine della pandemia.
(Trend Online)
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