Non è ancora terminato l'anno scolastico in corso, ma il prossimo anno di scuola è già a rischio. Il motivo è legato alle attuali restrizioni vigenti in Italia al fine di limitare il contagio Covid-19, in particolar modo al distanziamento imposto dal governo.
Scuola a rischio, il motivo
Il metro di distanza tra un bambino ed un altro potrebbe mettere, seriamente, a repentaglio il prossimo anno di scuola in presenza. Se il governo dovesse confermare tale restrizione nelle scuole, molti istituti scolastici, viste le dimensioni, non potrebbero garantire il rispetto di tale norma.
Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi ne ha parlato nel corso dell'intervista rilasciata a "InBlu2000":
"Gli spazi a scuola sono quello che sono". Da questa osservazione parte la sua richiesta per l'abolizione del metro di distanza nelle classi.
Quest'ultimo, quindi, ha aggiunto:
"La scelta di far tornare in classe i ragazzi a cinque settimane dalle fine dell'anno scolastico è una scelta politica che si effettua tenendo presente i pro e contro e ha un valore simbolico. Tutti noi speriamo che per settembre si riesca a raggiungere l'immunità di gregge".
Tornare a scuola per tornare alla normalità
Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale presidi del Lazio, è dello stesso avviso:
"L'annuncio del governo che i ragazzi possano tornare tutti a scuola, è sicuramente positivo. La scuola è in presenza, fatta di interazione ma molte scuole superiori nelle grandi città non sono in grado di mantenere il distanziamento di 1 metro di distanza".
Lo stesso, nel suo intervento a "Sky" ha, quindi, aggiunto:
"Se dovessero mantenersi gli standard di distanziamento indicati dal Cts e finora in vigore, la riapertura per il 100% degli studenti per molte scuole di Roma e del Lazio il prossimo settembre è pressoché impossibile".
Classi piene, un problema da risolvere
Quanto evidenziato nelle scuole romane è, in realtà, un vero e proprio problema nazionale, come sottolinea Rusconi:
"Le scuole italiane hanno un eccesso di alunni nelle stesse classi e oggi è dannoso dal punto di vista epidemiologico ma è anche una aberrazione dal punto di vista formativo".
"Avere classi con 28-30 e oltre ragazzi, magari con un disabile, significa avere una fabbrica di dispersione scolastica: non è un problema creato dal Covid, è trentennale" la chiosa finale del presidente dell'Associazione presidi.
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