Denise Pipitone continua ad essere sotto i riflettori, le svolte di queste ultime settimane non per ultima quella fatidica lettera anonima ha riportato al centro anche e soprattutto dei media la vicenda della piccola di Mazzara del Vallo.

Denise - Il cinismo dei media

Per Aldo Grasso, come riporta Libero, c'è solo una cosa positiva di tutto questo dibattere in tv sul caso di Denise Pipitone, la bambina scomparsa diciassette anni fa da Mazara del Vallo. "Che il cinismo dei media possa portare almeno ad avvicinarsi alla verità".

Perché non si fa che parlare di Denise:

"Venerdì sera Quarto Grado ha dato ampio spazio alla vicenda, Chi l'ha visto? ha registrato ascolti record occupandosi del caso", spiega il critico televisivo nella sua rubrica sul Corriere della Sera. Premette: "I media (e la tv in particolare) svolgono un importante ruolo nel mantenere alta l'attenzione sulla sparizione, stimolando la ricerca di una verità che dopo quasi vent'anni deve essere ricostruita, soprattutto per rispetto della sofferenza della madre Piera Maggio". Ma, continua, "non si può fare però a meno di notare come il caso Denise stia portando a un nuovo livello alcune dinamiche già osservate in passato in occasione di casi di cronaca e giudiziari fortemente mediatizzati.

Lo spartiacque è stato il caso Cogne

Trasformato in un appuntamento serializzato nei talk show, riversato sulla scena mediatica come fosse un reality, in un tripudio di opinioni e voci sul tema". E la stessa cosa, appunto, osserva Grasso, sta succedendo per Denise, tutti ne parlano, "meno chi forse avrebbe qualcosa da dire per portare finalmente la vicenda a una decisiva svolta: avvocati, sospettati, testimoni chiave, vicini di casa, criminologi, compagnia di giro di opinionisti schierati pro o contro quella o questa teoria, addirittura ex inquirenti che lamentano una mala gestione delle indagini".

La teoria delle “sentinelle”

L’Angioni non si è limitata a rispondere alle domande. Ha anche avanzato una sua teoria sulla sparizione, accampando l’ipotesi delle “sentinelle”. Cioè persone presenti in città che, nei momenti immediatamente successivi alla sparizione, avrebbero in qualche modo seguito la situazione. «L’idea che ho maturato è che nel rapimento della bambina ci siano stati due gruppi di persone: quelle “cattive” e quelle “buone”. Faccio una premessa: quando ho lavorato a Marsala, c’erano sempre diverse persone sulla strada che sembravano lì a far niente, ma dopo un po’ ho capito che erano sentinelle, non sentinelle necessariamente della mafia, ma sentinelle di qualcosa che non è lo Stato… mi sono detta che ci saranno state anche a Mazara del Vallo e che qualcuno non può che aver visto alcune scene del rapimento di Denise».

L’ex pm prosegue:

«Dunque, se questa bambina è stata presa da persone mosse da passione, da rabbia, da odio, è possibile che ci siano state sentinelle che hanno mandato il messaggio ad altre persone: persone che volevano bene alla bambina e che sono intervenute in un secondo momento, prelevandola e portandola via, perché la bambina era in pericolo, perché la bambina, così com’era stata presa quel giorno, poteva anche essere presa in un momento successivo. In questo modo si spiega perché c’era tanta gente sospetta. Tutti naturalmente hanno agito cercando probabilmente di prendere in giro gli inquirenti. Sia quelli che l’hanno rapita per farle del male, sia quelli che li hanno bloccati e l’hanno presa e portata lontano, in modo che nessuno potesse farle del male. Ecco, solo così, con una ricostruzione complessa, si spiega perché ci fosse tanta gente che ha tenuto comportamenti che fanno pensare un inquirente: non erano comportamenti cristallini».

La verità

Un punto fermo di questo scenario è la fuga con la bimba, a bordo di una barca a remi. "Non è detto che i due signori che hanno portato la bambina sulla barca a remi abbiano fatto tutto - sottolinea ancora l'ex pm Angioni -. Sappiamo anche da altre vicende criminose che dalla barca a remi poi si passa alla barca più grande, in modo tale da rendere il movimento, in questo caso della bambina, il più possibile complicato e difficilmente decifrabile". In altre parole, una operazione di depistaggio sapientemente e drammaticamente organizzata da chi voleva far perdere subito le proprie tracce e portare a compimento il proprio disegno criminale. Non un raptus, dunque. (Libero) Leggi anche: Pavia, scontro tra moto e trattore sulla provinciale. Morto un giovane di 30 anni Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo Seguici sul nostro canale Youtube 41esimoparallelo
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