Deepnude come reato specifico per chi invia, pubblica, cede o comunque consente la circolazione di immagini di donne nude manipolate attraverso strumenti tecnologici. E' questa la nuova proposta di legge della deputata del Movimento 5 Stelle che ha deciso di dichiarare guerra ad un nuovo fenomeno di violenza sulle donne.
Deepnude, una proposta di legge contro la violenza di genere
Deepnude è la pratica digitale attraverso la quale si ricreano nudi di donna, partendo da una qualsiasi immagine, col fine di inserirle in rete. Il fenomeno aveva già scosso gli animi nell'estate del 2019, quando erano divenute famosi un'app e un programma, immediatamente ritirati da coloro che l'avevano ideata. Il fenomeno era, in un certo qual senso, ormai virale e a posteriori della scoperta la necessità di chiudere diversi forum che lo praticano.
In realtà la pratica non è del tutto rimossa e alcuni stralci di deepnude sono facilmente rintracciabili sul dark web.
La proposta, ancora non incardinata dalla Commissione di Giustizia della Camera, vede l'inserimento - all'interno del codice penale - dell'articolo 612-quater. Quest'ultimo, dovrebbe prevedere una pena dal valore oscillante tra i 6.000 ai 16.000 euro. Inoltre, prevede la reclusione dai due ai sette anni per chi invia cede pubblica o diffonde immagini manipolate.
La pena, può essere aumentata nel caso in cui il fatto è commesso da un parente e la persona offesa ha circa sei mesi di tempo per presentare la querela.
La proposta di Legge
Spiega De Carlo:
“In Italia non è mai stato considerato il problema, noi del Movimento 5 Stelle siamo sempre stati in prima linea per la legge sul revenge porn, ma che non comprende il deep nude. E’ un problema perché è una tecnologia che esiste e ci sono state anche delle app dedicate, che hanno coinvolto soprattutto donne comuni, tra cui anche adolescenti. Dobbiamo impedire che certe immagini possano circolare.
Che magari i più giovani pensino che far girare certe foto possa essere la normalità. Ma serve una norma perché, il giorno in cui vi sia una vittima di questa pratica, deve avere la possibilità di denunciare. Ma una denuncia può avere seguito solo se c’è una norma di riferimento. Cosa che in questo momento manca in Italia”.
In Italia il fenomeno non ha raggiunto numeri tali da parlare di emergenza, “ma non importa perché dobbiamo dar voce a chi è in difficoltà, dare loro la possibilità di rivolgersi con fiducia alle istituzioni, siano esse una, cento o migliaia di donne, conta poco” ha concluso la De Carlo. (Fonte: Today)
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